Archivio Articoli Pubblicati

 
 
 

Hassan Hater.
di Angelica Calò Livnè.
10 Gennaio 2005

Hassan Hater e' uno scultore. Insegna arte all'Universita' di Tel Hai in Galilea ed e' nato nel 1954 a Majdel Shams, in Siria. Nel Giugno del '67 ando' a Quneitra per gli esami delle scuole medie, mentre gli alunni si accingevano a scrivere giunse una notizia improvvisa, furono rispediti tutti a casa e da allora, fino ad oggi, non ha mai dato quegli esami. Il suo villaggio, una piccola perla a 1320 metri d'altezza, alle pendici del Monte Hermon, a 25 minuti da Kiryat Shmone, da allora, non fa piu' parte della Siria ma del Golan. Nella sua carta d'identita' alla voce "cittadinanza" c'e' scritto "non definita". Si sente siriano ma vive in Israele. Come gli altri arabi nei villaggi della zona, gode dell'organizzazione e delle strutture israeliane ma, per motivi umanitari, non ha mai voluto accettare la "Legge del Golan" secondo la quale avrebbe dovuto accettare la cittadinanza israeliana, arruolarsi e forse combattere contro i suoi fratelli siriani. Hassan e' druso e con sua moglie, Uarda Hisham, Rosa di Damasco, ha costruito una bellissima famiglia ed ha, per molti versi, cambiato il volto del suo villaggio. Hassan Hater e' riuscito a vincere la diffidenza della sua famiglia e della sua gente riguardo la scelta di diventare artista, coinvolgendo tutti gli abitanti del Golan in un viaggio attraverso l'Epopea drusa. Quando torno' dalla Siria dopo gli studi artistici fu accolto come un visionario. Hassan volle realizzare un sogno, ebbe il permesso di realizzare, a sua spese, con materiali ricavati dalla natura, un monumento che in seguito, con grande orgoglio, fu sistemato all'entrata di Majdal Shams (che significa Torre del sole) dove venivano narrate le gesta del Sultano Atrash, un grande leader Druso che aveva combattuto per liberare la Siria dal dominio francese. Questa opera fu una svolta nella vita della cittadina e nella vita di Hassan Hater. Iniziarono ad invitarlo a convegni e mostre artistiche ed abbraccio' definitivamente la sua concezione artistica che puo' essere definita "Arte sociale" o "Arte di Cambiamento". Le sue statue parlano la pace, esprimono a voce alta il desiderio di trovare una soluzione, di collaborare, di guardarsi negli occhi di raggiungere la serenita' interiore ed avere il coraggio di arrivare a un compromesso. Non ci sono leader solitari che ottengono vittorie. Le vittorie si ottengono collaborando, attraverso la partecipazione, attraverso il coinvolgimento e nei monumenti che ha creato in seguito in tutti i villaggi drusi, su richiesta dei cittadini, appaiono immagini di donne, di anziani e di bambini accanto ai condottieri che si sono battuti per creare quella tradizione umana di cui il popolo druso va cosi fiero.

Attraverso l'arte Hassan ha trovato il modo di dialogare, di continuare a vivere in una realta' che si protrae da piu' di trent'anni. Ogni anno partecipa a incontri d'arte in Israele dove insieme arabi ed ebrei vivono, non parlano o analizzano, ma vivono - come ci tiene a precisare - il dialogo e la convivenza. Insieme creano, insieme cercano nuove tecniche, insieme allestiscono mostre. Non puo' partecipare a Simposi d'arte all'estero perche' non ha un passaporto. E cosi va avanti da piu' di trent'anni. Non sente nessun rancore verso gli israeliani che hanno istituito i servizi di elettricita', acqua e sanita' nel suo paese e in tutto il Golan, con i quali lavora e con i quali avvengono scambi culturali ed economici, ma il suo sogno e' tornare ad essere cittadino siriano. "Attraverso la mia arte dimostro giorno dopo giorno che si puo' vivere insieme. Insegno all'Universita' di Tel Hai, lavoro insieme a colleghi ebrei, ci capiamo perfettamente, se il Golan tornasse alla Siria, se si potessero cancellare i confini, potrei continuare ad insegnare tranquillamente ai miei allievi ebrei qui in Israele. E' difficile vivere cosi, dilaniati tra due realta'. Io amo insegnare a Tel Hai, ho degli amici ebrei piu' cari di amici che ho qua nel mio villaggio, ma mi e' difficile continuare a vivere senza un'identita'! Ho compiuto i miei studi di arte a Damasco, sono rimasto li 7 anni e poi sono tornato per crearmi una famiglia nel mio villaggio. Il modo in cui Israele si gestisce ha dato tanto a tutti noi, Ci siamo aperti ed evoluti dal punto di vista economico, organizzativo. Abbiamo allargato i nostri orizzonti, ma non possiamo diventare israeliani, siamo siriani. E ora non siamo ne' questo ne' quello. Ho potuto studiare a Damasco perche' con l'aiuto della Croce Rossa Internazionale, Israele ci ha concesso di studiare nella nostra lingua in un paese a nostra scelta"

Domanda: Non era un rischio per Israele mandare dei giovani a studiare in un'Universita' siriana? "Proprio coloro che hanno studiato sono i piu' grandi fautori del dialogo e della pace. Ci sono persone qui nel Golan, che sono state anche in prigione per aver tentato di sconvolgere l'ordine. Ma non tra di noi, non tra coloro che hanno studiato. Quando una persona si evolve intellettualmente, cresce, si rende conto che la pace e' il bene piu' prezioso. Impara a soppesare la realta' attraverso la razionalita'. Chi studia ha piu' possibilita' di affrontare la realta' e le situazioni piu' difficili."

Domanda: Sono passati piu' di trent'anni. Cosa provano gli abitanti del Golan?
Nel Golan c'erano circa 150,000 abitanti, arabi, drusi, cirkassi. Dopo la guerra fuggirono in Siria e si stabilirono li. Gli unici rimasti sono i drusi per alcuni motivi: molte famiglie avevano gia' vissuto la guerra contro i francesi, sapevano che andandosene avrebbero perso la loro casa e sarebbero divenuti profughi quindi decidemmo di rimanere ed accettare la situazione. La guerra in questa zona non era cosi aspra e l'influenza dei Drusi di cittadinanza israeliana ci convinse nella decisione di restare. Noi non avevamo ricevuto i messaggi di demonizzazione nei riguardi di Israele che si trasmettevano agli arabi e li costringevano a vedere negli ebrei dei nemici da temere. Ci adattammo a questa realta', i drusi sono un popolo che sa adattarsi. Con tutto cio' ho nostalgia per il mio passato, per la mia identita'. Anche se mi sento cittadino del mondo, anche se per il mio carattere non amo confini. Vorrei crescere i miei figli come sono cresciuto nella mia infanzia. In Israele c'e' una cultura occidentale, a mio giudizio meno legata alla terra, ai luoghi, alle tradizioni. Ho nostalgia per la cultura orientale, per il legame famigliare, per i legami sociali. Nella cultura occidentale c'e' piu' solitudine. Abbiamo nostalgia di quel calore tipico orientale, anche se forse questo e' un cambiamento che sta' avvenendo in tutto il mondo. I nostri figli frequentano corsi di ogni genere, navigano in internet, vedono programmi televisivi…eppure si annoiano!"

Domanda: Questo pero', e' un problema della vita moderna! Siamo noi genitori che dobbiamo preoccuparci di educare i nostri figli ed infondere loro dei valori, a continuare a costruire ponti tra loro e noi. Ma cosa credi che desiderino ora i cittadini drusi del golan?

Prima di tutto vogliono la pace. Questo e' il desiderio piu' grande ma vogliono anche riacquistare la cittadinanza siriana. Molte famiglie qui sono divise. Una parte vive in Siria e l'altra in Israele. Ci sono famiglie che non si vedono da trent'anni. Da quando e' stato firmato l'accordo di pace con la Giordania molte famiglie si incontrano ad Amman. Da qualche anno c'e' anche la possibilita' di parlare al telefono con i paesi arabi. Ci diamo degli appuntamenti telefonici e ci incontriamo in Giordania, c'e' meno tensione. Se ci sara' un accordo di pace la speranza e' che i confini restino aperti. Ora stanno avvenendo tanti cambiamenti per noi tutti. 4 o 5 anni fa era piu' difficile. Ora la situazione e' migliore. Ci sono piu' palestinesi pronti a dialogare. Oggi tutti si rendono conto che l'intifada, le guerra e tutti gli eventi degli ultimi anni non hanno portato a nulla oltre che a tragedie e distruzione. Perfino Ariel Sharon sta' cambiando la sua linea politica. Ci sono speranze all'orizzonte. Tutti si rendono conto che abbiamo bisogno di pace. Tutti sono coscienti che questa situazione non puo' continuare. Non c'e' altra strada, non c'e' altra alternativa oltre a quella di siedersi e parlare. Non possiamo piu' perdere figli nelle guerre, spargere sangue innocente. Sara' difficile perche' ci sono state vittime da entrambe le parti. Non abbiamo piu' neanche un giorno da perdere. Dobbiamo arrivare ad un accordo prima possibile. Spero che entro pochi anni, entro pochi mesi si arrivi ad un accordo. Che ognuno riceva cio che gli spetta, certo, ci sara' bisogno di concessioni e compromessi non si puo' ricevere tutto senza rinunciare a nulla. Non si puo' mai ricevere il 100% di cio che si desidera. Se tu ed io vogliamo qualcosa, se ci impegnamo seriamente, dobbiamo rinunciare a qualcosa, dobbiamo sapere che e' cosi!


Domanda: Ma molti in Israele hanno paura di fare altre concessioni. Hanno paura di essere attaccati. Non si fidano piu'!

Abbiamo bisogno di Capi seri, intelligenti, che abbiano il coraggio prendere decisioni difficili. Finche' non verra' risolto il problema dei profughi palestinesi non ci sara' pace. Bisogna trovare una soluzione. Costituire uno Stato, dar loro degli idennizzi, aiutarli a ricostruirsi, stipulare con loro degli accordi. Da quando c'e' stato l'accordo di "cessate il fuoco" tra Israele e Siria non e' stato piu' sparato un colpo tra i due paesi.

Prima di andarmene mi accompagna alla piazza principale di Majdel Shams davanti al monumento di un altro Sultano che gli e' stato chiesto di scolpire. Mi spiega con entusiasmo tutto il percorso, i materiali usati e la grande influenza che la sua creazione ha avuto sugli abitanti del Golan.

Me ne vado con una sensazione strana. E' come se avessi conosciuto un uomo innamorato perdutamente di due donne. Il cuore del quale e diviso tra l'una e l'altra.
E lo capisco, lo capisco profondamente e cerco dentro me la forza per continuare ad accogliere e a capire questi drammi e questi eventi straordinari che il mio cuore si offre di contenere giorno dopo giorno con stupore e passione!

Dr. Angelica Calo' Livne'


 

Archivio Articoli Pubblicati

Articoli 200?
Home Il Teatro La Troupe Produzioni Galleria Notizie & Eventi
Sala Stampa Pubblicazioni ProgettiCon Noi !   ContattiLinks

T
eatro Arcobaleno
Rainbow Theatre

Copyright Beresheet LaShalom Foundation © 2000-2010. All Rights Reserved. Belindissima © MMVIII