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 Vico Hersh mi si avvicina e sorride mentre leggo 
sulla bacheca dell'entrata alla sala da pranzo del kibbuz l'invito 
alla megamanifestazione di oggi: "Chi l'avrebbe mai detto che un 
giorno saremmo andati a manifestare a favore di Sharon!!! Saremo in 
molti oggi alla manifestazione per il ritiro da Gaza! Ho 
incoraggiato anche i miei figli ad andare, Etty si e' appena 
congedata dall'esercito. Era da quelle parti a fare il suo 
servizio." Vico e' giunto in Israele dalla Svizzera con il mio 
stesso gruppo, quasi 30 anni fa. Siamo stati educati allo stesso 
movimento giovanile sionista. "Ma ci credi tu a queste 
manifestazioni?" gli domando."Scherzi?" Mi dice- "Questa e' la 
nostra forza, la dimostrazione piu' pura del nostro essere un paese 
democratico, che non accetta le decisioni di pochi. E' un passo 
educativo, e' uno statement della maggioranza del popolo che e' 
stanco alla guerra che vuole raggiungere un dialogo a tutti i costi, 
con tutti i sacrifici, le rinunce e le complicazioni che questo 
comportera'"! 
Nel momento in cui iniziera' il dibattito alla 
Kenesset, partira' dal Museo di Gerusalemme un corteo di giovani, di 
organizzazioni per la pace, di rappresentanti di tutti i partiti, 
centinaia di migliaia di persone, e si fermera' li davanti in 
silenzio a manifestare la propria volonta' di uscire dalla striscia 
di Gaza. 
Questo ritiro, quando avverra', sara' di nuovo 
per opera della destra israeliana, come fu per il Sinai e come fu 
per i trattati di pace con la Giordania: il Partito Laburista 
prepara il campo e poi il Likud puo' godere dei frutti perche' non 
c'e' piu' nessuno all'opposizione. E noi, il popolo siamo felici. 
Shimon Peres l'ha detto, per fare la pace ci vogliono i politici ma 
per costruire la pace ci vuole il popolo. Ed eccoci qua, a fare 
spettacoli, a fare manifestazioni, a progettare programmi per 
l'apertura verso il diverso, verso le altre culture e le altre 
religioni. 
Il popolo d'Israele. D-o ci disse che saremmo 
stati "Or LaGoim" "la luce per le genti". E c'e' tanta luce in un 
popolo che oggi va a manifestare affinche' il suo governo smantelli 
decine di migliaia di persone dalle proprie case, ebrei come noi, 
che avevano costruito la' il proprio futuro sperando in una 
convivenza di pace. 21 insediamenti: Morag 36 famiglie, Homesh 42, 
Kfar Darom 85, Nissanit 280, Neve' Dkalim 513 famiglie e cosi via. 
Migliaia di persone dovranno lasciare la propria casa casa che in un 
secondo tempo verra' distrutta come accadde nel Sinai. Il governo 
paghera' migliaia di dollari di indennizzo. Tutto questo affinche' a 
Gaza si calmino le acque.  
 
Riusciranno le giovani madri, gli insegnanti e gli adulti 
palestinesi a far capire ai loro ragazzi la grandezza di questo 
passo, a chiudere con il passato e a cominciare a costruire con 
positivita'? Riusciranno a vedere questa nostra mano tesa verso 
di loro? Ci sara' qualcuno che ci aiutera' a spiegare ai nostri 
vicini che e' tempo per tutti di sollevarsi dalle macerie? Ci 
sara' qualcuno al Parlamento europeo, in America che potra' 
andare e spiegare loro che non stiamo uscendo per paura, ma per 
una scelta alla quale siamo arrivati con coraggio e sofferenza 
affinche' i nostri figli e i loro crescano nella vita e non 
nella morte. Esiste qualcuno che potra' far da ponte tra noi? 
Che potra' quietare la rabbia, l'offesa, il dolore di tutte le 
parti? Eravamo gia pronti a questo passo, da tempo, Barak aveva 
gia' proposto questo ritiro ma scoppio' la seconda intifada. 
Migliaia di morti, di invalidi, di famiglie dimezzate. Ora ci 
riproviamo. Terra in cambio di sicurezza.  
 Sicurezza significa pace. Significa stop ai 
kamikaze, alle cinture esplosive, ai missili Kassam, all'odio 
gratuito. Significa che l'Autorita' palestinese liberi finalmente la 
sua gente dai campi profughi e crei posti di lavoro, scuole e 
oppurtunita' per tutti. Noi siamo pronti a collaborare! 
Dopo Gaza sara' la volta di 4 insediamenti in 
Giudea e Samaria. 
Come dicono gli ebrei ortodossi: noi non siamo che tasselli di un 
grande mosaico, possiamo vedere il tassello accanto a noi, quello 
sopra e quello sotto. C'e' solo Uno che vede tutto dall'alto. Ma noi 
siamo i suoi collaboratori e dobbiamo fare del tutto per continuare 
ad elaborare cio che ci ha dato. 
Solo in futuro potremo sapere se questo passo sia stato giusto o 
no. Cosa e scaturito dalle nostre scelte e chi aveva visto con 
chiarezza cosa serebbe successo in futuro. 
Una cosa e' sicura. Siamo in buona, buonissima, purissima fede. 
Dr. Angelica 
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