“Caro don Giussani, Samar ed io vorremmo tanto
abbracciarti per questo piccolo miracolo che hai compiuto. Chiamaci,
ti porteremo un piccolo dono dalla nostra terra. Dalla tua terra.
Forse una pietra del profeta Elia, di quelle che luccicano al sole.”
Eravamo appena tornate da un intenso viaggio di testimonianze
sulla nostra amicizia. Eravamo ancora ebbre dell’affetto e
dell’entusiasmo con cui le nostre storie erano state accolte.
Sentivamo un grande senso di gratitudine verso un Giusto, un uomo
buono e saggio, che era riuscito dove molti avevano fallito, che
aveva acceso una speranza dove molti avevano acceso un fuoco
divoratore, che aveva fatto brillare una scintilla dove molti
avevano oscurato gli spiriti.
“Questa volta dobbiamo assolutamente scrivere a Don Giussani per
ringraziarlo, e’ per merito suo se siamo qui noi due: un’ebrea e una
cristiana, un’israeliana e una palestinese. Due madri, due donne che
attingono l’energia dalla loro amicizia!” non sapevamo che proprio
in quei momenti, mentre ci accingevamo a scrivergli con affetto, lui
veniva ricoverato e si preparava ad intraprendere il viaggio verso
il mondo dei vivi. Verso la luce e la scintilla di D-o.
Da noi ebrei, da quando vagabondammo per 40 anni nel deserto per
diventare un popolo, si usa porre una pietra sulla tomba dei propri
cari. Avevo promesso una pietra a Don Giussani. Di quelle che
luccicano, che sono composte da mille schegge di cristalli. Noi le
chiamiamo le pietre del Profeta Elia. Il profeta che lotto’ contro i
falsi profeti che invitavano all’odio e alla dissolutezza. “Elia
prese dodici pietre secondo il numero delle tribu’ dei figli di
Giacobbe al quale il Signore aveva detto: Israele sia il tuo nome.
Con le pietre costrui un altare” (Re I, 18, 31-33) Per ben tre volte
bagnarono l’altare d’acqua e allora Elia disse: Rispondimi Signore,
rispondimi e sappia questo popolo che Tu, o Signore, sei D-o e Tu
avevi permesso che il loro cuore si ritirasse indietro. Allora cadde
l’il fuoco del Signore e consumo’ l’olocausto. Tutto il popolo si
prostro’ con la faccia a terra e tutti dissero: Il Signore e’ Iddio,
il Signore e’ Iddio.(Re I, 18, 37 - 40)
Don Giussani ha insegnato l’amore e l’amicizia. Ha insegnato
l’accoglienza degli altri.
Ha trasmesso ai suoi figli che D-o e’ un D-o di amore. Ha saputo
vedere il bello in cio che Lui ha creato ed ha saputo insegnare a
vederlo.
A me, ebrea, ha dato un grande dono: degli amici cristiani. Degli
amici che riescono a vedermi bella nella mia diversita’, nella mia
fede, nella mia cultura.
Allora grazie ancora Giuss.
Per te sono scesa nel frutteto delle mele e ho cercato tra le
zolle, la pietra piu’ bella, la piu’ scintillante.
E appena verro’ te la portero’ con tutto l’amore di questa terra
benedetta e sofferente.
E tu, li, dal giardino dei giusti, continua ad illuminare i tuoi
figli affinche’ non dimentichino, nemmeno per un attimo, i tuoi
insegnamenti.
Con affetto
Dr. Angelica
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