Ho lasciato a meta’ la serata di gala al Turin
Palace di Torino, ero la’ con un centinaio di relatori e relatrici
del Convegno delle Expo Elette, prima edizione di un grande
avvenimento a livello internazionale per l’affermazione della donna
nella vita sociale, politica ed economica nel mondo. Nel seminario
chiamato “Guerra e pace” avevo parlato della nostra nuova Fondazione
beresheet – In principio, per educare alla pace attraverso le arti.
Avevano parlato anche il Presidente dei Medici senza frontiere, una
rappresentante della Croce Rossa Internazionale, una rappresentante
dell’UNICEF, il Presidente della Facolta’ di Diritto internazionale
all’Universita’ di Torino, un rappresentante del SERMIG – Arsenale
della pace, un Generale dell’Esercito Italiano e la Senatrice
Acciarini. A cena ero seduta fra il generale e il medico senza
frontiere che continuavano a raccontarmi storie stupefacenti sulle
loro esperienze nei punti piu’ nevralgici del mondo dal Sudan a
Pechino, dall’Angola al Kossovo e si prodigavano per incoraggiare la
mia piccola missione di pace con i ragazzi dell’Arcobaleno e il loro
spettacolo sulla speranza di cui avevano visto degli spezzoni
durante la conferenza e che avevano sentito parlare di dialogo, di
amicizia e di fraternita’ attraverso il video.
Pero’ dovevo lasciarli perche’ i miei amici
torinesi Monica e Beppe mi avevano detto che al Teatro Valdocco,
dall’altra parte della citta’ si presentava l’ultimo libro di Don
Giussani e lo presentava Don Pino, ai miei occhi una figura
leggendaria del Movimento cristiano di Comunione e Liberazione, un
movimento che negli ultimi anni mi aveva dimostrato che l’educazione
all’amore e’ tesoro e retaggio.
Sono arrivata alla fine, mentre uscivano tutti
dal teatro gremito.
Mi hanno presentato don Pino che con un’aura
leggera tutta intorno ha sorriso preoccupato quando gli ho detto che
per lui avevo rinunciato alla tartufata di cioccolato bianco
dell’Albergo piu’ elegante della citta’ e quando gli ho porto una
riproduzione dell’”Immersione nel Giordano” di David Roberts, un
artista dell’800 mi ha detto: “Grazie per cio che fai e che sei!”
Stavo scrivendogli una dedica e quando ho alzato lo sguardo, senza
dire assolutamente nulla, devo aver avuto negli occhi sofferenza,
implorazione, impotenza perche’ con grande calma mi ha detto “Niente
potra’ piu’ dividerci a noi cristiani e voi ebrei!” Ho avuto un
brivido, non avevo mai visto quest’uomo ma lui sapeva esattamente
cosa avevo sul cuore. “ Ma quel film Don Pino?” ho domandato con un
dolore che si poteva toccare con mano. Quel film sulla passione di
Cristo? “”Quel film l’ho visto! Eravamo tutti ebrei, tutti! Nessuno
piu’ potra’ accusare il tuo popolo! Stai serena Angelica! Non devi
temere! Nessuno potra’ ancora dividerci! Due donne in quel film
colpiscono per la loro importanza, due donne di una tenerezza
straordinaria con un ruolo fondamentale! Esprimevano pieta’,
misericordia, sai che la parola rachamim che in ebraico significa
misericordia, viene dalla radice RECHEM, utero? Lo sai vero
Angelica? Capisci l’importanza di tutto questo?”
Lo so, lo so, proprio in quella mattina la
rappresentante delle donne ebree di Italia nel seminario sulle donne
nelle religioni monoteiste aveva ricordato questo particolare,
straordinaria coincidenza, aveva detto che la misericordia e’ la
parte femminile di D-0 e il rigore la sua parte maschile.
Mi ero chiesta tutto il giorno perche’ proprio
io, perche’ io qui con donne elette, stavo cercando il mio compito
tra tutte quelle donne importanti.
Ora so che non ero qui per caso. Io madre sono
qui con un compito, con una responsabilita’, con un messaggio.
E ora con una speranza in piu’!
Dr. Angelica e la famiglia
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