Teatro Arcobaleno Rainbow Theatre

Stampa 2005


 

 
 

Beresheet a Brescia

A Brescia lo spettacolo “Beresheet – In principio, Figli di un solo Padre”
La pace possibile secondo i ragazzi dell’Arcobaleno
di Massimo Venturelli, 2005

La pace fra Israele e Palestina è possibile, soprattutto se continuerà ad essere alimentata dalla tenace volontà delle gente comune e se le sue ragioni non saranno più costrette a fare quotidianamente i conti con la sostanziale indifferenza di buona parte del mondo. Queste importanti, significative considerazioni non arrivano da uomini politici di una delle zone più martoriate del Medioriente, non sono auspici di organizzazioni internazionali. Sono le semplici constatazioni dei ragazzi e delle ragazze del Teatro dell’Arcobaleno, una realtà nata qualche anno fa in Galilea per iniziativa di Angelica Calò Livnè. Nata a Roma da una antica famiglia di origini ebraica Angelica Calò si trasferì in Israele una ventina di anni fa al seguito di un movimento sionista. Qui ha piantato le sue radici sposandosi, mettendo al mondo quattro figli maschi e venendo a contatto in prima persona con il dramma di una guerra senza fine, una guerra fratricida. . .

Nel 2002, anno in cui la seconda intifada segna il punto più alto della sua ferocia, anno in cui si fanno più dure le reazioni di Israele, anno in cui comincia a prendere corpo il nuovo muro progettato da Sharon, anno in cui sembrano avviarsi definitivamente al tramonto le speranze di pace del decennio precedente, anno in cui una ragazza (che poi farà entrerà a far parte della compagnia) è testimone del tragico attentato di Mombasa in cui perdono la vita moltissimi ebrei in vacanza, Angelica Calò Livnè, che vive nel kibbutz Sasa (in Alta Galilea) progetta la creazione di un gruppo teatrale capace di tenere insieme giovani ebrei, musulmani, cristiani provenienti dalla Galilea, un gruppo che aiuti, grazie al linguaggio universale dell’arte a superare divisioni grandi e piccole che, tutte insieme, rendono “ostaggi” tanto i palestinesi quanto gli ebrei. . .

Nasce così il Teatro dell’Arcobaleno, figlio anche di una intuizione di un cuore di madre. “Quando mi sono dovuta confrontare con la partenza di due dei miei quattro figli per il servizio militare nell’esercito israeliano – confida Angelica Calò Livnè – e anche con la tragica prospettiva di un loro eventuale sacrificio, mi sono posta realmente il problema di come poter superare questa guerra tragica”. Una riflessione che la regista del gruppo teatrale ha condiviso con Samar Sahhar, di Betania, in Palestina che sin dalla nascita, grazie all’impegno della sua famiglia, ha condiviso e cercato di migliorare le condizioni di vita di tanti bambini e bambine palestinesi. L’amicizia che lega le due donne e la comune idea che le divisioni tra palestinesi ed ebrei si possano superare anche grazie a tanti piccoli passi, conducono alla nascita del Teatro dell’Arcobaleno. Una ventina di ragazzi iniziano a frequentarsi, riescono ben presto a vincere le naturali diffidenze, frutto di decenni di “sovrastrutture culturali”. Giorno per giorno, mentre cresce questa frequentazione e con essa l’amicizia, si confrontano anche sui numerosi episodi di violenza che quotidianamente segnano la loro terra. Esprimono ad alta voce le loro paure, i loro disagi, le loro attese, le loro speranze. Angelica Calò Livnè annota con pazienza tutte queste reazioni e alla fine ne ricava lo spettacolo “beresheet – In principio, Figli di un solo Padre” che, sin dal suo debutto, ha conosciuto una intensa tournè internazionale. Grazie a questo semplice spettacolo (che segue la scia di molte altre iniziative analoghe) il mondo che vive al di fuori degli stretti confini di Israele e Palestina sta prendendo iniziando a conoscere che oltre le posizioni dei politici di quei Paesi c’è della gente normale che cerca di perseguire la pace ogni giorno, nel quotidiano e che non vuole più misurarsi con la morte e la paura. . .

Nei giorni scorsi, su iniziativa della Consulta provinciale degli studenti e del centro culturale Città Europa della Compagnia delle Opere, lo spettacolo ha fatto tappa a Brescia. Per gli oltre trecentocinquanta studenti presenti al Teatro Pavoni la messa in scena di “Beresheet – In principio, Figli di un solo Padre”, è stata una lezione efficace, non solo di carattere storico/politico ma anche da quello umano.

Perché se è vero che pregiudizi, artifizi culturali e tante altre maschere che l’uomo indossa, limitano, costringono genti e popoli a vivere conflitti di cui non comprendono le ragioni, è altrettanto vero che anche da noi luoghi comuni e stereotipi condizionano la vita di giovani e meno giovani, spesse volte distogliendo il loro cuore e la loro mente da quelli che sono problemi reali.

Con straordinaria efficacia Angelica Calò Livnè e i suoi ragazzi hanno presentato al pubblico bresciano le loro sofferenze, le loro paure, la loro lotta quotidiana contro “maschere” che, ancora oggi, tenacemente cercano di alimentare divisioni e odii… Con altrettanta efficacia hanno però dimostrato ai coetanei bresciani che sperare è possibile, anzi è un dovere a Brescia come in Galilea dove, ancora oggi, i protagonisti dello spettacolo oltre a vivere i loro problemi di adolescenti devono, a differenza dei giovani bresciani, misurarsi con una guerra che ad ogni risveglio non garantisce loro la speranza di poter far ritorno la sera a casa dopo una giornata trascorsa a scuola o sul posto di lavoro…


 
 

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