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Festa del pane», israeliane e palestinesi
da Betanja a piazza Dante
24/09/2005

Fabrizio Coscia «Pane e Pace». La scritta, in arabo, ebraico e italiano, farà mostra di sé, messaggio di speranza, sulle t-shirt dei venti panificatori protagonisti stasera a piazza Dante (dalle 19) della «Festa del pane» organizzata dal Premio Napoli. Venti gazebo offriranno al pubblico, come simbolo di pace e amicizia, pani di altrettanti paesi dell'area mediorientale e mediterranea, mentre da due forni accesi agli angoli del palco sarà ripetuto il rito della panificazione organizzato da un gruppo di donne israeliane e palestinesi un anno fa a Betanja, dove è custodita la tomba di Lazzaro, a pochi chilometri da Gerusalemme, sotto amministrazione palestinese.

Tra quelle donne c'era Angelica Calò Livnè, presente stasera per rinnovare, sotto gli occhi dei napoletani, la cerimonia di comunione israelo-palestinese. Nata a Roma, e trasferitasi a vent'anni in un kibbutz chiamato Sasa (in ebraico significa, guarda caso, «spiga») dove vive tuttora, direttrice di una compagnia teatrale di ragazzi ebrei e arabi, operatrice di pace in una terra martoriata dalla violenza, la Calò è riuscita nell'eroica impresa di trasportare, in piena Intifada, e sfidando il dissenso di gran parte dell'opinione pubblica del proprio paese, un gruppo di donne israeliane nel panificio di Betanja allestito dall'amica Samar Sahhar, insegnante palestinese e «madre» di 108 bambini orfani. «Sono gocce d'acqua nel mare - commenta - piccole e semplici cose che però possono contribuire, con il loro successo, a far nascere la speranza.

Continuo a credere che la cerimonia della panificazione sia un atto simbolico e concreto al contempo, che può insegnare molte cose. L'educazione, dei figli e di noi stessi, è l'ultima speranza che ci è rimasta per cambiare il mondo. Viviamo momenti difficili e la gente è stanca di violenza. Vuole che si accenda una luce per vedere cosa deve fare. Vuole tranquillità e pace. Se tutta questa maggioranza silenziosa trovasse la forza di imporsi le cose potrebbero cambiare realmente.

Non solo in Israele e in Medio Oriente, ma ovunque». Anche Napoli avrebbe bisogno di tranquillità e pace come «pane quotidiano». «Napoli è una città bellissima, una delle più belle del mondo. Quando si è avuto in dono dal Signore una bellezza del genere, bisogna fare di tutto per tenerne da conto. Non si può sprecare un dono così prezioso». Alla serata, alla quale ha dato il suo contributo fondamentale l'Assipan (Associazione nazionale panificatori) tanti gli ospiti: Rada Ivekovic, Marino Niola, Pedrag Matvejevic, Manuela Dviri, Michele Serra e don Luigi Merola. Conduce Mariano Rigillo.


 

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