Off topic
Seduto tra il pubblico
Allo spezzare del pane
di Daniele J. Farah
Ottobre 2005
Claudio Finotto, un amico di Comunione e
Liberazione, mi telefona comunicandomi che una compagnia teatrale
proveniente dalla Galilea sarà ospite per un pranzo a Novate
Milanese nella parrocchia San Carlo. Io mi dichiaro felice di
partecipare a questa bella iniziativa. E' la domenica del 17 aprile
2005. Giungo in parrocchia e vengo subito accompagnato ai tavoli
dove verrà servito il pasto. Mi viene così subito presentato Andrea
Jarach, presidente e fondatore di Ponteazzurro (chi fosse
interessato a dedicare tempo alla realizzazione di uno o più
progetti per aiutare Ponteazzurro scriva a info@ponteazzurro.org),
un'associazione culturale che promuove iniziative ed eventi che
hanno lo scopo di aiutare le relazioni pacifiche tra i popoli.
Conversiamo piacevolmente fra un boccone e l'altro. Alla
conversazione si aggrega Angelica Edna Calò Livné, fondatrice in
Galilea del Teatro dell'Arcobaleno, una compagnia teatrale che
riunisce ragazzi israeliani religiosi, laici, cristiani e musulmani.
Lo spettacolo che portano in scena è "beresheet" che coinvolge tutti
questi ragazzi di varie etnie, religioni e nazionalità, dimostrando
che anche in Israele c'è voglia di pace e la convivenza fra le
diversità è possibile. Angelica è una donna ebrea nata e vissuta a
Roma fino all'età di vent'anni. Unica femmina in una classe di soli
maschi della scuola rabbinica di Roma sotto l'insegnamento del
rabbino Elia Toaff, Angelica è cresciuta maturando una fervida fede
ebraica. Molti suoi compagni di scuola sono oggi i rabbini capo
delle sinagoghe di tutta Italia. All'età di 11 anni ad Angelica, per
la festa della maggiore età, il padre propose o una grande festa
nella loro casa di Roma, con tutti gli amici, o un viaggio in
Israele. Lei scelse il viaggio in Israele ed il padre le concesse
entrambi i doni: il viaggio, anticipato da una grande festa.
L'esperienza di questo pellegrinaggio adolescenziale le rimase nel
cuore e decise che un giorno ci sarebbe tornata per stabilirsi. Così
è stato. Verso i vent'anni entrò a Sasa, un kibbutz il cui nome
significa "punta della spiga".
«La spiga è il simbolo dell'unione dell'uomo con
la Natura. Natura benigna che porta i suoi frutti grazie alla pace e
al lavoro in comune. E più il lavoro è armonioso, più le spighe
porteranno grano e ricchezza. E dal grano l'opera dell'uomo creerà
il pane, simbolo universale della pace.» Qui a Sasa Angelica ha
conosciuto e sposato Yehuda, con cui ha creato una famiglia di
profonda professione religiosa ebraica. Hanno avuto quattro figli
maschi di cui due già militano nell'esercito israeliano. Difronte
alle preoccupazioni della madre per la loro attività, con sguardo
trasparente, le rispondono: "Che sia fatta la volontà del Signore.
Sappi comunque mamma che ovunque ci saremo noi, l'Esercito
Israeliano non avrà mai nulla di cui doversi vergognare agli occhi
del mondo." Yehuda, eroe nella guerra al terrorismo, addestra i
giovani nell'arte della sopravvivenza accompagnandoli come guida in
itinerari fra i boschi, in montagna, nel deserto o in qualche luogo
ancora sconosciuto. Insieme fa viver loro esperienze indimenticabili
che rafforzano i legami di amicizia ed accrescono la conoscenza
intima di se stessi. Durante il pranzo organizzato dalla Comunità
novatese di Comunione e Liberazione in onore di questi militanti
della pace ho potuto osservare quanta aggregazione ci fosse fra
ragazzi di varie religioni ed etnie. La cosa più rilevante è quanto
fosse difficile poter notare differenze fra tutti questi ragazzi.
Al termine del pranzo Angelica è corsa al Teatro
Comunale Giovanni Testori di Novate Milanese e lì ha tenuto una
conferenza in cui poter raccontare ad un pubblico rapito i tanti
piccoli, ma preziosi miracoli che le hanno consentito di portare
avanti il suo progetto di pace. Angelica è una donna che parla ogni
giorno con D-o. Sono tanti i doni che è convinta di aver ricevuto.
L'incontro e l'amicizia con un'altra donna, molto simile a lei ma
proveniente "dall'altra parte della barricata" è uno di questi.
Samar Sahhar è una donna palestinese di religione cristiana che
sosteneva fermamente quanto sia possibile convivere fra i due
popoli: quello palestinese e quello israeliano. Un giorno Angelica e
Samar si sono incontrate e da allora il loro cammino per la pace è
sempre stato in comunione. La loro convinzione è che i loro due
popoli siano stati messi in ostaggio dalle popolazioni che li
circondano. E' nell'interesse politico di chi sta intorno che loro
continuino a combattersi vicendevolmente. A Samar ed Angelica tutto
questo non sta più bene ed hanno deciso di unirsi e collaborare a
questo comune progetto di pace. Samar ha costruito un forno con cui
poter cuocere il pane per dare da mangiare ad 80 bambini orfani e ad
oltre 30 ragazze (abbandonate o vittime di violenza) ospiti nella
casa di accoglienza femminile (unica in Palestina) chiamata Lazarus
Home. Nel luogo in cui sorgeva il suo forno non c'era alcun
passaggio di persone e quindi potenziali clienti della panetteria.
Come pensava di poter fare? Da quando Sharon ha fatto costruire il
muro la strada in cui sorge la panetteria di Samar è divenuta
l'unica percorribile ed ora tutti acquistano il pane da lei. La cosa
ha talmente sorpreso gli amici della palestinese Samar che tutti ora
le chiedono se per caso non si sia messa d'accordo col primo
ministro israeliano Ariel Sharon in persona. Samar allora risponde:
"No, il mio D-o è più potente di Sharon! Lui sa perché ho fatto
questo panificio". Ma questo è solo uno dei tanti miracoli che
Angelica ha da raccontare. Quando lei ricevette la comunicazione che
per mancanza di fondi il suo teatro sarebbe stato chiuso, lei tornò
a casa parlando ad alta voce. Per chi non è credente diciamo che
parlava con se stessa come i matti. Come una matta diceva ad alta
voce rivolta al cielo: "Mi hai fatto creare questa Compagnia
Teatrale, mi hai aiutato a tenere uniti ragazzi che arrivano dalle
più atroci esperienze di guerra e sofferenza, hai fatto in modo che
i loro genitori mi concedessero la loro approvazione, ed ora mi
togli tutto? Liberissimo di farlo, ma perché?" Giunta a casa si è
seduta a piangere al tavolo della cucina. Alzando lo sguardo si
accorge che un raggio di sole colpisce il cristallo del fengshui che
le ha regalato uno dei figli e che lei ha appeso alla finestra. Il
cristallo, come un prisma, ha scisso il raggio di luce solare bianca
nei colori dell'iride ed ha così proiettato un arcobaleno proprio
sulla foto, appesa alla parete, che ritrae i ragazzi della Compagnia
Teatrale dell'Arcobaleno fondata da Angelica. Il senso del nome è
proprio questo. i colori dell'arcobaleno, pur nella loro diversità,
se fusi insieme generano una luce bianca. e viceversa ovviamente.
Questo sta ad intendere simbolicamente che l'unione delle diversità
non solo è possibile, ma è pure fonte di un qualcosa di estremamente
grande e prezioso. La luce solare è infatti fonde di vita. Angelica
aveva però saputo da poche ore che il suo teatro era un progetto
ormai chiuso e defunto. Angelica ha imparato da tanti anni ad
addestrare la propria mente e il proprio cuore ad ascoltare i
messaggi del Piano di Sopra e per lei quello lo era
inconfondibilmente. Come mai allora il Signore le mandava un
messaggio proprio in quel momento in cui tutto sembrava perduto?
Questo neppure Angelica riusciva a capirlo. Pochi istanti dopo però
le suonò il telefono ed una voce sconosciuta le comunicò che lei
sarebbe dovuta partire per l'Italia insieme a Samar Sahhar per
ritirare il Premio Internazionale della Pace al Sacro Convento di
Assisi. Il Premio era in denaro. Il teatro aveva quindi trovato una
nuova fonte di sostentamento. Non avrebbe più chiuso. In preda
all'emozione ha così chiesto al telefono: "Ma lei chi è? E' forse un
angelo?" e dopo una risata dall'altra parte della cornetta la voce
le ha risposto: "No! Io sono un prete!" Quel Premio salvò il futuro
del teatro e diede inizio alla Fondazione beresheet LaShalom - Masks
Off, "Giù le Maschere", perché di fronte all'onestà non c'è bisogno
di maschere.
www.masksoff.org
La stessa sera del 17 aprile 2005 i ragazzi
dell'Arcobaleno sono andati in scena col loro spettacolo alla Sala
Gregorianum di via Settala nº 27 a Milano. Per chi avesse occasione
di andare a vederlo in uno dei loro prossimi tour italiani, sappiate
che non dovrete aspettarvi un'esibizione interpretata in aramaico.
Proprio in virtù delle differenti etnie dei giovani attori e in
conseguenza del fatto che lo spettacolo è rivolto a tutto il mondo,
Angelica ha scelto come strumento di espressione artistica per
questi ragazzi il teatro danza ed il mimo. Se poi avete
dimestichezza col teatro mimico e la danza sappiate che non dovrete
neppure aspettarvi un'esibizione professionistica. Ciò che questi
ragazzi provenienti dall'Alta Galilea hanno da offrire al pubblico
non è una performance ineccepibile, non si tratta di un'ostentazione
di bicipiti e deltoidi. Se di ostentazione muscolare si tratta,
l'unico vero muscolo che hanno da far piroettare sul palco è quello
cardiaco. E' un'ostentazione di emozioni. E' un linguaggio macchina
diretto al vostro bios dell'anima. Non mi preoccupo neppure di
spoilerare alcune parti dello spettacolo, perché quello che conta in
questo spettacolo non è l'idea che vi deve sorprendere, ma è il
perché loro fanno tutto questo. Lo spettacolo inizia con una massa
informe, caotica e pulsante. Rappresenta il caos primordiale dove
tutto è Uno. Lo Sfero. Dal caos emergono 4 figure umane che
indossano maschere e tuniche bianche. Rappresentano le quattro
radici di Empedocle. Dall'Uno si hanno le archai che a loro volta
generano il Molteplice. Sul palco tutti i giovani entrano così in
scena e ballano riunendosi in coppie. Sono le coppie degli opposti
che danzano nell'universo: luce e buio, caldo e freddo, umido e
secco, maschio e femmina, bene e male. Ad un certo punto si creano
due schieramenti opposti. Crollano le tuniche bianche e compaiono
due fazioni che indossano i due colori opposti nella scala
dell'iride. Le creature simili si cercano e si coalizzano contro
quelle dissimili. E' l'insorgenza del polemos, la guerra. Ma da
scontro verbale, quello che dovrebbe essere un sano confronto fra i
logos personali, il conflitto si tramuta in scontro fisico che porta
alla morte in entrambi gli schieramenti. E' la faida. Sangue chiama
sangue. Solo un gesto di estrema evoluzione spirituale può porre
fine a questa catena di morte. Un giovane di una fazione ed una
giovane dell'altra si cercano e si uniscono. Per questa loro scelta
di unione verranno scacciati dalle rispettive "famiglie" di
provenienza. Queste famiglie sono una sorta di Montecchi e Capuleti
su scala cosmica. Da questa neo-famiglia nascerà un bimbo. Appare
così sul palco un bambino privo di maschera che indossa la tunica
bianca come gli elementi primordiali di inizio spettacolo. Quel
bambino rappresenta quindi il primo mattone di un nuovo mondo. Il
messaggio che quindi se ne ricava è che l'unione d'amore fra persone
di popoli e religioni differenti darà vita a degli ibridi spirituali
che saranno il principio di un mondo rinnovato e nuovamente fertile.
Con questo noi uomini non solo partecipiamo alla Creazione, ma la
possiamo rinnovare a partire da zero. Il bimbo, interpretato da uno
dei figli di Angelica, impersonava quindi il primo frammento di un
Big Bang esploso nella sfera spirituale! Curioso il fatto che il
nome del piccolo attore sia proprio Or che in ebraico vuol dire
"luce". Su esempio del bimbo, tutti lasciano cadere le maschere e i
balli ricominciano come ad inizio spettacolo, ma questa volta tutti
i partecipanti indossano vesti dai colori rutilanti. Abbiamo così la
gioia per la diversità e la reciproca accettazione. Angelica col suo
spettacolo ha creato una forma di eucaristia che ha potuto
permettere a giovani così diversi di entrare in comunione e per
farlo si è ispirata alla Creazione ed ha messo in atto quello che in
ebraico viene chiamato tikkun: la riunificazione.
Il prossimo progetto di Angelica? Bhè, oltre a
continuare a portare in giro per il mondo il loro spettacolo c'è un
grande progetto che si concretizzerà finalmente l'1 di giugno del
2005.
Dopo lunga attesa per ottenere i permessi
governativi 50 madri ebree entreranno a Betania e si uniranno a 50
madri palestinesi di religione cristiana e musulmana. Queste 100
donne impasteranno in fraternità il pane. Nello stesso momento in
molte piazze italiane verranno allestiti dei forni e le donne di
passaggio potranno collaborare all'impasto del pane per entrare
spiritualmente in comunione d'intenti con quelle 100 donne
coraggiose. Così lontane eppure così vicine. Quando i tre Angeli
giunsero all'improvviso al cospetto di Abramo, la moglie Sara corse
subito ad impastare il pane per offrirlo ai tre ospiti (per coloro
che vorranno dare il loro sostegno per questa iniziativa visitate il
seguente link: www.breadforpeace.org ). Noi di ayaaaak auguriamo ad
Angelica e Samar di conseguire tutti i loro progetti di pace.
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