UNA CULTURA IN TANTE CULTURE
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RASSEGNA RAPPORTI
- Una Cutura in
Tante Culture V anno -
Il corso per insegnanti e studenti
promosso dall'ADEI -WIZO
Progetto
sull’integrazione di alunni di etnie diverse nella scuola
Il progetto "Una cultura tra tante culture" promosso dall'ADEI
Wizo Italia in collaborazione con la fondazione Beresheet LaShalom da Israele,
coordinato da Ziva Fisher e condotto dalla Dott.ssa Edna A. Calo Livne, si
prefiggeva tra gli obiettivi da presentare agli allievi partecipanti al corso:
Nuove prospettive per creare una classe unita
Alternative per risvegliare l'interesse reciproco nell'ambito dei
ragazzi
Consolidare la propria identita' e la propria storia
Aumentare l'autostima dal punto di vista fisico e psichico
Rivalutare la spontaneita' come qualita' positiva
Scoprire le affinita' comuni, conservando con cura e rispetto le proprie
peculiarita'.
Riaffermare la forza e l'energia che puo' scatenare la positivita'
Imparare ad affrontare il cinismo e l'indifferenza.
Per poter raggiungere questi obbiettivi sono stati creati una
serie di esercizi, basati su un'esperienza di molti anni nell'opera educativa,
accompagnati da musica, teatro e movimento che hanno dato ai ragazzi
l'opportunita' di esprimere se stessi in un ambiente sereno nel quale venivano
accolti con entusiasmo e attenzione e dove e' stato possibile dare il proprio
contributo e sentirsi parte di un prezioso mosaico dove tutti i tasselli, di
colore diverso, creano insieme un disegno armonico e ricco di significati.
Per poter valutare il successo del corso ho elaborato un
questionario che si basava sulle impressioni dei ragazzi, sul grado di
gradimento e di partecipazione poiche' questi fattori sono importanti per il
percorso delicato dell' assorbimento dei valori che il progetto intendeva
infondere.
I ragazzi hanno aggiunto i loro
commenti che dimostrano il successo del progetto:
- Il modo con cui ci hanno fatto vedere dentro di noi, dei
nostri amici e il legame che hanno fatto nascere tra noi.
-
Mi è piaciuto moltissimo e spero che nel futuro si ripeta.
-
Trovare degli elementi che mi accomunano ad una persona con
la quale non avrei mai immaginato di avere qualcosa in comune.
-
Grazie per la passione e la voglia con cui ci avete fatto
interagire.
-
La forza per coinvolgerci e farci capire che siamo tutti
preziosi per un mondo migliore.
-
Imparare di più sulle varie realtà che ci circondano e
scoprire che esiste la speranza.
-
Conoscere nuovi modi di socializzare ed entrare in amicizia
con persone che prima avremmo evitato in tutti i modi.
-
Sono state 3 ore bellissime e spero poter ripetere un’
esperienza del genere.
-
E’ stato bellissimo infrangere gli schemi.
-
Un grazie alla professoressa per questa fantastica
esperienza.
-
E’ bello mettersi in discussione a qualsiasi età.
-
Abbiamo imparato l’educazione al rispetto e la
valorizzazione della differenza.
-
La scuola italiana dovrebbe favorire e incentivare progetti
come questo per contrastare fenomeni di emarginazione e bullismo, violenza e
per mediare le conflittualità.
Propongo di estendere questo corso a docenti e formatori affinche' possano
arricchire il loro bagaglio di strumenti per l'educazione al valore della
positivita', dell'accoglienza e della partecipazione.
Dott.ssa Edna Angelica Calo Livne
Breve sintesi attività Fondazione Bersheet LaShalom
L'obiettivo della Fondazione Beresheet LaShalom: usare l'Arte come strategia
di pace. Un sogno ambizioso che diventa concreto ogni volta che un ragazzo
incontra una realta' positiva e possibile. Nel 2001 è nata la Compagnia Teatrale
Arcobaleno e nel 2004 è stata istituita la Fondazione Beresheet LaShalom – Un
inizio per la pace. Le attività hanno coinvolto fino ad oggi circa 300 ragazzi,
molti dei quali oggi lavorano e hanno famiglia. In Italia la compagnia ha
compiuto 30 tournée, partecipando a oltre 50 Festival e a importanti eventi in
Israele. Con questo particolare metodo educativo Angelica Edna è riuscita a
lavorare con ragazzi di diverse lingue e nazioni: Israele, Italia, Giordania,
Autorita' Palestinese, Etiopia, Libano, Malta, Marocco, Spagna, U.S.A, Sud
America.
L'educazione ai grandi valori per la vita, l'uguaglianza, la fratellanza, il
rispetto, la dignità dell'individuo sono la base comune di tutte le culture
e di tutte le grandi religioni, lo strumento prezioso di dialogo adottato
dalla Fondazione. Interculturalità significa scoprire il bene e il bello
nell'altro e riconoscere che le aspirazioni e i desideri di ognuno non son
poi così diversi. Oltre al teatro molte sono le iniziative didattiche:
incontri, laboratori . Oggi Beresheet LaShalom, grazie al nuovo il Progetto
Volontari: 8 ragazzi di diverse etnie che abitano insieme e operano
attraverso l'Arte in tutta la Galilea, raggiunge ogni settimana circa 800
ragazzi di diverse eta', etnie e ceto sociale e attraverso i loro spettacoli
circa 10,000 giovani all'anno.
Angelica Edna Calo Livne
D’origine romana, a vent’anni scelse di andare a vivere in Israele in un
kibbutz ai confini col Libano.
Una
Cutura in Tante
Culture V
Relazione
di Paola Sonnino | Roma il 15 e 17 novembre 2010
L’ADEI – WIZO ha promosso anche in quest’anno scolastico 2010-2011,
il 15 ed il 17 Novembre a Roma, il 16 Novembre a Napoli ed il 18
Novembre a Trieste, il Corso di Formazione “Una cultura in tante
culture” per insegnanti di scuole statali e paritarie, di ogni
ordine e grado, che ha lo scopo precipuo sia di migliorare
l’inserimento degli alunni stranieri nelle scuole italiane, sia
quello di coadiuvare docenti e dirigenti scolastici nel loro impegno
quotidiano di accoglienza, interazione ed integrazione nel tessuto
sociale italiano e nell’apprendimento della stessa lingua italiana.
La docente israeliana Angelica Calò Livné, originaria di Roma ed
ormai conosciuta in territorio nazionale per l’impegno sociale per
la pace svolto in Medio Oriente, nonché per la creazione del Teatro
Arcobaleno, formato da giovani arabi, israeliani, cristiani,
circassi, drusi, ha intrattenuto le classi di due Istituti Superiori
della Capitale, il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, in
Piazza Montegrappa 5, nel quartiere Prati, ed il Duca degli Abruzzi,
in via Palestro (nei pressi della Stazione Termini) dopo aver
proiettato un filmato volto a spiegare e a far comprendere la sua
attività pratica, svolta in Israele in campo scolastico e
nell’educazione informale, tanto da valorizzare l’apporto del teatro
e della musica come elementi capaci d’integrare ed armonizzare le
realtà sociali più differenti.
Alla presentazione del corso, avvenuta nell’Auditorium del Convitto
Nazionale hanno presenziato: l’Ambasciata d’Israele con il
consigliere Livia Link, il Ministero dell’Università e della Ricerca
con l’Ispettrice Anna Piperno, in rappresentanza del Comune di Roma
Daniela Pieri, per la Provincia Maria Stella e Massimiliano
Smeriglio che, nel corso del 2010 ha fatto un viaggio in Israele con
30 suoi alunni per la Regione Rossana Bellotti ed il Rettore del
Convitto Nazionale V. Emanuele II Prof. Emilio Fatovic, già
conosciuto al MIUR per le numerose attività svolte anche negli anni
passati sull’integrazione di vari gruppi sociali.
Ziva Fischer Capo dipartimento Enti Esterni dell’ Adei-Wizo,
promotrice del progetto, ha ricordato che tale corso anche
quest’anno, si è potuto realizzare grazie al contributo dell’8x1000
dell’UCEI ed ha ringraziato sia i membri del Comune che della
Provincia come della Regione, per il loro reiterato patrocinio e per
l’interesse dimostrato per il progetto.
Anche l’Assessore alle Scuole della Comunità Ebraica, Ruth
Dureghello, ha portato la sua parola a favore di una sempre maggiore
partecipazione ed integrazione tra le scuole del territorio, la
Comunità Ebraica ed Israele, così come il Consigliere Anselmo Calò
in rappresentanza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Il giorno 15 sempre nella Scuola del Convitto Nazionale la Prof.ssa
Calò ha svolto la sua attività con la classe dello Scientifico II A
che aveva partecipato, insieme ad altri alunni di due Prime, alla
presentazione, nell’Aula Magna della scuola stessa, coinvolgendo 28
alunni e 9 insegnanti con l’accompagnamento di musiche, disegni,
giochi e balli per favorire una migliore conoscenza reciproca, il
rispetto dell’individualità altrui, l’accettazione di sé e della
propria diversità.
La partecipazione di tutti è stata costante e notevole per circa due
ore e mezza, poi tutti i presenti hanno risposto alle domande di un
questionario anonimo, volto ad appurare l’interesse e la validità
dell’attività svolta.
Un ringraziamento particolare va rivolto al Prof. Tommaso Villani
che, sin dal mese di Luglio, quando sono avvenuti i primi contatti,
ha favorito e permesso la realizzazione, al meglio, dell’attività
presso l’Istituto.
Anche presso l’Istituto Tecnico (Igea) Duca degli Abruzzi, a via
Palestro, collegato con il Leonardo Da Vinci, il corso si è svolto
prima nell’Aula Magna e poi in modo pratico in una delle palestre
messe a disposizione per gli alunni di alcune Prime e di 4
insegnanti, dalla Vicepreside e dalla Prof.ssa Annamaria
Anzaloni-Ravenna.
Una trentina di elementi tra alunni (26) ed insegnanti hanno
partecipato, improvvisandosi attori, cercando di apprendere tutti i
fattori che avessero in comune e cercando, anche se in poco tempo,
di far cadere gli stereotipi che ci accompagnano e soprattutto le
proprie timidezze, camuffate da una falsa autorevolezza.
Il parlare dell’origine del proprio nome come la rappresentazione
grafica di un luogo o di luoghi che ci sono particolarmente cari,
così come la rappresentazione mimata di situazioni drammatiche ed
attuali ha coinvolto quasi tutti.
Ciò che ha agito positivamente su alunni ed insegnanti è stata la
vivacità dell’insegnante, la sua esuberanza e la sua capacità di
coinvolgere, anche in tempi brevi.
Va aggiunto che colà dove ci sono insegnanti che già conoscono tali
metodologie informali o che abbiano avuto modo d’incontrare Angelica
Calò, tutto viene più spontaneo e si genera tra i presenti
un’empatia fuori dal comune: nella Scuola Convitto Nazionale anche
due insegnanti, quest’estate, avevano partecipato ad alcune attività
svolte nel kibbutz di Sasa (Galilea) dalla Dott.ssa Angelica Calò.
Paola Sonnino
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Una
Cutura in Tante
Culture V
Relazione
di Miriam Rebhun | Napoli 17 novembre 2010
GIU’ LA MASCHERA!
“Giù la maschera!” , ecco l’invito che con fare convincente ed accattivante
Angelica Calò Livne ha fatto il 16 Novembre a trenta allievi dell’ISIS “ Rosario
Livatino” di San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli, in occasione del
corso “ Una Cultura in tante Culture” , un progetto dell’ADEI-WIZO
sull’integrazione di alunni di etnie diverse nella scuola, che, da cinque anni,
la vede impegnata nelle scuole di tutta Italia.
Partendo dalla sua esperienza personale di animatrice teatrale, di cittadina
e madre israeliana e di attenta osservatrice dei meccanismi del pregiudizio che
impediscono una reale conoscenza tra le persone, Angelica ha provocato con
tecniche appropriate e giochi di gruppo i ragazzi che, dapprima abbastanza
ritrosi, si sono man, mano sciolti sia nei movimenti che nelle parole.
Vari i concetti chiave espressi da Angelica con semplicità e grande forza
comunicativa.
Ad esempio, gettare la maschera e tirare fuori la parte più bella di noi stessi
fa diventare più forti; conoscere chi appare completamente diverso, comprenderlo
e condividerne le esperienze rende più responsabili verso gli altri;
raccontarsi, parlare di sé, aiuta ad amare di più noi stessi.
Si tratta di tutte metodiche che tendono ad aumentare l’autostima, di cui
spesso i ragazzi in età evolutiva difettano, e, nello stesso tempo, a combattere
la disistima preconcetta per l’altro avvertito come diverso.
L’Istituto di San Giovanni a Teduccio che ha scelto di intitolarsi a Rosario
Livatino il “giudice ragazzino” ucciso dalla mafia, si mostra particolarmente
attivo in tutte le iniziative in difesa della legalità e del rispetto dei
diritti e così, alla fine del corso, si è tenuto un incontro supplementare tra
un buon numero di docenti ed Angelica Calò Livne con domande e scambi di idee e
con la promessa di ripetere al più presto l’esperienza.
Miriam Rebhun
Corso di formazione “Una Cutura in Tante Culture”
Relazione
di Luisella Segrè Schreiber | Trieste 17 novembre 2010
A distanza di 3 anni Trieste è stata sede del Corso di formazione ideato e
condotto da Angelica Calò. Era stata un’esperienza esaltante e che ci aveva dato
molte soddisfazioni allora, ed è stata un’esperienza altrettanto bella oggi.
Il Corso vero e proprio è stato preceduto, la sera prima, da un incontro nella
nostra sede dell’ADEI: avevamo invitato amiche ed amici della nostra Comunità,
ma anche dell’Associazione Italia –Israele, conoscenti ed insegnanti: un
incontro informale, una cena fra amici e un’opportunità per Angelica di farci
vivere le sue emozioni. Un’occasione per chi ancora non la conosceva di
ascoltare dalla sua voce la sua esperienza e per chi la conosceva già di
rincontrarla.
Il giorno successivo alle 9 del mattino eravamo nell’Aula Magna della Scuola
Media Dante Alighieri; ad accoglierci varie classi seconde e terze con i loro
insegnanti.
Dopo una breve presentazione da parte mia e di Ziva, Angelica ha catturato
l’attenzione dei ragazzi con il racconto delle sue attività, nate per vincere le
differenze fra culture e religioni diverse in un paese, Israele, in cui solo dal
superamento delle incomprensioni può nascere la pace.
A questo punto due classi terze hanno seguito il corso vero e proprio, in due
momenti diversi.
Sulle note di “Alejandro” e di altre canzoni vicine al mondo giovanile, i
ragazzi hanno iniziato a muoversi liberamente, a ballare, a divertirsi.
Sono state due ore di giochi di simulazione, di dialoghi improvvisati, di
coinvolgimento e condivisione di sensazioni e sentimenti. Alla fine, divisi in
gruppi, i ragazzi hanno “costruito” delle sculture viventi che dovevano
rappresentare un ideale a cui aspiravano per il loro futuro.
In una delle classi vi era un ragazzo giunto in Italia dal Libano, dopo che il
nonno era stato ucciso in uno scontro da soldati israeliani: quando lo ha
raccontato ad Angelica vi è stato un momento di forte emozione e forse anche di
tensione, che però si è subito trasformata in comprensione: Angelica ha saputo
cogliere l’occasione per ricordare quanti ragazzi libanesi trovano rifugio e
accoglienza proprio nei villaggi israeliani del nord, quanti hanno fatto
amicizia con i loro coetanei del suo Kibbutz, e quanto proprio da attività come
questa possa scaturire l’amicizia.
Cè
questa fotografia che ho scattato ad Angelica
e Joseph mentre sorridono, anzi ridono felici, dopo le parole di Edna, e la
madre di Joseph, il giorno successivo, alla capoclasse ha detto che per Joseph
quell’incontro è stato molto importante.
Penso comunque che più di ogni altra cosa siano le risposte ai questionari
proposti ai ragazzi alla fine del corso, a dimostrare l’impatto e il successo
del lavoro svolto da Angelica:
“Ho imparato a conoscere le persone in modo diverso e a stare con i compagni”. “E’ stato bello stare con delle persone che sapevo mi erano amiche da due anni,
ma che credo oggi di conoscere meglio”. “Mi è piaciuto il modo in cui ci hanno fatto vedere dentro ai nostri amici, e il
legame che hanno fatto venire fra noi”.
Luisella Segrè Schreiber
Feedback dagli allievi di Flavia Zanchi
Hanno detto….
Florinda: questa esperienza ci ha fatto crescere insieme, come classe
unita, apprezzandoci di più. Tutti gli esercizi sono serviti a farci scoprire
molte cose sui nostri compagni, anche su quelli di cui credevamo di sapere tutto
e a metterci tutti sullo stesso piano, senza vergognarci o esibirci.
Inizialmente, quando Angelica ha messo su la musica, credevo servisse per
scaldare i muscoli ma adesso ho capito che dovevamo scioglierci mentalmente, non
fisicamente.
Emma: tra i giochi più significativi mi è piaciuto l’ipnosi peruviana: lì
mi sentivo proprio in ipnosi, dominata da una persona, fuori dal mondo…Mi sono
divertita moltissimo quando c’era da ballare uno alla volta….era da crepar dal
ridere: ognuno ha messo del suo per divertirsi.. Spero vivamente che Angelica
continui a mandare avanti questo messaggio di pace e spero anche di incontrarla
di nuovo.
Joseph: all’inizio pensavo che Angelica fosse venuta a parlare della
guerra e trovavo interessante sentirne parlare dal punto di vista di Israele…E’
stato bellissimo: tutti hanno dimenticato i pregiudizi sugli altri e credo che
non siamo mai stati tanto d’accordo. Ora quella sensazione rimbomba nelle menti
come una eco e spero che rimanga per sempre.
Nicoletta: questo progetto ci ha fatto conoscere meglio gli altri
compagni.
Efrem: Angelica prima ci ha fatto muovere le singole parti del corpo,
cosa che sembrava semplice e non faceva vergognare…ma poi ci ha fatto mettere
tutto insieme e si ballava! Se invece ci avesse detto “Ballate!” io mi sarei
bloccato e vergognato tantissimo ma in questo modo sono riuscito almeno a
muovermi.
Maddalena: lo scopo di Angelica è far capire, attraverso il teatro, la
bellezza della pace…L’ultimo gioco, quello che mi è piaciuto di più, consisteva
nel metter in scena in una statua, creata da noi, il nostro sogno. Mi è piaciuto
molto questo gioco perché faceva capire che solo noi piccoli possiamo migliorare
il mondo: sono venuti fuori dei concetti importanti quali il rispetto,
l’altruismo, la gioia, la solidarietà.
Moises: questa attività mi ha fatto capire che stare sempre uniti e amici
è meglio che essere nemici e litigare…Questi giochi mi hanno reso meno timido e
più allegro con i compagni di classe…
Carlo: mi è piaciuto in particolare il gioco di passarsi l’energia perché
in questo periodo sono molto nervoso e in questo esercizio mi sono sfogato.
Secondo me questo progetto ha unito molto la classe..
Caterina: secondo me fare questi esercizi con gli amici è ancora più
emozionante. Angelica è veramente bravissima perché ti riesce a coinvolgere e a
rallegrare. Spero che prima o poi non dovremo più ricorrere a progetti e
attività per mettere d’accordo persone diverse..
Francesco: questi giochi ti fanno sentire libero, senza pensieri, ti
fanno pensare che tutti siano uguali, uniti, come una grande famiglia
Pierpaolo: all’inizio dei giochi mi vergognavo, cercavo di non fare
niente ma poi mi sono lasciato andare e non avevo più paura, non mi vergognavo
più ed ero felicissimo: nessuno mi giudicava per quello che facevo, anzi
ridevano con me, si divertivano con me.
Daniele: tutta questa attività ci ha fatto riflettere su ciò che vuol
dire pace e collaborazione e mi ha unito un po’ di più all’intera classe.
Gaia: abbiamo fatto degli esercizi anti-timidezza che ci hanno aiutato ad
abbattere quel muro di timidezza e incomprensione che prima ci divideva. Forse
qualche freddezza tra di noi c’è ancora ma di sicuro adesso siamo più amici e
meno sospettosi tra di noi. Ho sentito unione tra di noi mentre facevamo queste
attività, è stato molto bello, rassicurante e liberatorio: ci siamo sfogati di
tutti i nostri problemi.
Miriam: quando ciascuno di noi doveva inventare dei passi a ritmo di
musica io ero imbarazzatissima, non avevo il coraggio di muovere nemmeno un
dito, ma poi, andando avanti mi scioglievo e più mi scioglievo più mi divertivo:
quando è toccato a me avrei voluto sprofondare ma poi, con un po’ di coraggio ce
l’ho fatta . Il gioco dell’ipnosi peruviana consisteva nel seguire i movimenti
della mano di un compagno con la propria testa come se mano e testa fossero
tenute assieme da un filo: è stato ancora più bello quando l’abbiamo fatto in
più persone perché tutti devono fare gli stessi movimenti se non vogliono andare
a sbattere contro i compagni; nel nostro gruppo c’è stata molta sintonia,
infatti non ci siamo mai scontrate tra noi.
Pierfrancesco: queste attività, chiamiamole pure “giochi” hanno un po’
unito la classe e ci hanno fatto passare una bella mattinata insieme. E’ stata
una bella esperienza, ci ha dato una grande lezione di vita.
Giorgia: giovedì 18 novembre ore 10: mi sentivo stanca e stressata;
giovedì 18 ore 12.00 ero una persona diversa, allegra, riposata, guardavo i
compagni intorno a me in modo diverso. Non credo di essere stata l’unica a
provare nuove emozioni… Pian piano la vergogna, la paura di essere giudicata
cominciava a scivolarmi di dosso mentre un nuovo senso di appartenenza al gruppo
mi entrava dentro. .Ammetto di essermi sentita importante quando abbiamo fatto
il gioco della “ipnosi peruviana”: davanti a me c’erano cinque o sei persone che
sembravano legate al palmo della mia mano: io alzavo il braccio e loro si
alzavano, io lo muovevo a destra e loro si muovevano a destra…è stata una
sensazione strana vedere che tutti erano concentrati a seguirti… E poi è stato
fantastico il gioco dell’energia: neanche lontanamente ho mai pensato di avere
il coraggio di urlare anche un semplice “Sha!” a una qualsiasi persona. Ma in un
contesto simile tutta la timidezza è come se scomparisse.
Agnese: quello che mi è piaciuto di più di questo progetto è che mi sono
sentita più unita alla mia classe e ai miei compagni; mi ha fatto riflettere sul
fatto che bisogna essere tutti amici e non bisogna stare divisi perché è
l’unione che fa la forza. Ho conosciuto alcune caratteristiche dei miei compagni
che prima mi erano completamente sconosciute. Ho scoperto che tutti noi abbiamo
almeno una cosa in comune …. anche nelle statue viventi ho visto che sui nostri
progetti futuri abbiamo qualcosa in comune.
Sabatino: ci siamo riuniti in gruppi e ognuno di questi gruppi doveva
fare delle scenette in cui ci dovevano essere dei segni di pace. Quella giornata
è stata bella perché in un’ora e mezza siamo stati uniti e ci siamo divertiti.
Guido: mentre stavo bloccato, a fianco alla mia sedia, mi sono guardato
intorno e ho visto tutta la classe che stava ballando, anche Pietro, e allora ho
pensato che se non volevo sentirmi a disagio dovevo fare come gli altri,
ballare. Poi il corpo ha preso il ritmo e mi sono sentito bene con me stesso,
senza pensare a come mi avrebbero giudicato gli altri.
Claudia: oggi è stato davvero divertente, non mi sentivo sola, mi sentivo
protetta, a mio agio e serena di spirito…. Mi ha fatto ridere Pierpaolo che ha
dovuto fare una morte atroce, credibile, che sembrava vera, reale; è stato
bravissimo tanto che la Zanchi si è spaventata e ha fatto un salto di 10 cm ….
ahahahahaha. Poi abbiamo fatto un lavoro a coppie e io l’ho dovuto fare con la
mia prof.ssa di lettere. Non mi sentivo tanto a mio agio: lei è più grande di
me, non è la mia amica a cui confido tutto e non potevo scherzare e ridere
troppo perché, insomma, è la mia prof.e non c’è troppo da scherzare … quindi in
quella attività ero rigida, ma poi, cambiando gioco mi sono sciolta e ho
cominciato a essere me stessa.
Eleonora: abbiamo capito il significato di essere una classe: eravamo
tutti uniti, non ci sgridavamo a vicenda, non ci prendevamo in giro. Penso che
le cose, da quel giorno, siano cambiate positivamente. Prima facevamo gruppetti,
ora un po’ meno; abbiamo capito che è più bello stare insieme, essere una classe
che creare gruppetti e fare litigi.
GianLuca: all’inizio, quando ci ha fatto ballare, ho pensato che sarebbe
stata una scemata ma quando ho cominciato a sciogliermi, mi sono fatto
trascinare e mi sono divertito molto…
Nicoletta V: giovedì non c’erano gruppi, eravamo tutti uniti. Questo mi è
piaciuto tanto; non avrei mai pensato che una signora che non conoscevamo ci
capisse così tanto: credo sia stata una terapia di gruppo. Venerdì, al riposo ho
provato a stare con le altre mie compagne di classe e mi sono trovata bene. Ho
capito che i vari gruppi non servono a niente ed è meglio stare tutti insieme,
sento che non ci sono più tensioni tra di noi anche se qualche litigio ci sarà
sempre. Edna fa un bellissimo lavoro ed è molto brava: avrei voluto rimanere
ancora un po’ con lei….Queste due ore con lei sono state bellissime e sono
passate veloci: magari se anche le altre ore di lezione passassero così veloci!
Pietro: da quell’esperienza ho capito che un nome è veramente importante
perché sarà tuo per la vita e, in qualche modo, influenza la tua vita, le tue
scelte .Anche Angelica ci ha raccontato di come il suo nome ha influenzato la
sua vita: da piccola le dicevano sempre che se aveva un nome come Angelica
doveva essere una bambina molto buona, brava ecc..e lei, per non deluderli, era
“costretta” ad essere proprio così. Spero di fare altre attività simili perché
questa mi ha veramente insegnato qualcosa.
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Una
Cutura in Tante
Culture V
| Progetto sull’integrazione di alunni di etnie diverse nella scuola
Relazione di Angelica Edna Calo Livne | novembre 2010
"Nell’ambito delle sue finalità istituzionali,
il Convitto Nazionale di Roma ha aderito quest’anno per la prima volta al
“Progetto sull’integrazione di alunni di etnie diverse nella scuola” promosso
dall’A.D.E.I. -Associazione Donne Ebree d’Italia.
Il Progetto, rivolto a insegnanti e alunni di scuole di ogni ordine e grado, si
avvale della lunga esperienza israeliana sulle relazioni educative
interculturali e ha lo scopo di creare e favorire un’atmosfera di accoglienza e
di partecipazione attiva all’interno delle classi affinché, in un clima di
collaborazione e interesse reciproco, gli alunni siano in grado di esprimersi e
di apprendere, sviluppando la propria identità nella curiosità e nel rispetto
verso ogni diversità.
I Corsi di formazione previsti dal Progetto si svolgeranno, oltre che a Roma,
anche a Napoli e a Trieste con l’obiettivo di disseminare e affinare una
metodologia in parte sperimentata, tesa alla valorizzazione della differenza
come trampolino di lancio nella scuola di oggi e nella società del futuro".
Il volantino del convitto Nazionale esprimeva perfettamente i fini
del progetto che si e' svolto dal 14 al 18 di Novembre e che e'
stato un nuovo, emozionante successo e una splendida occasione per
mettere ancora una volta in luce l'apporto di grande qualita' e di
valori che Israele reca' alla societa' e alla comunita' del mondo.
Il Metodo Calo Livne-Beresheet LaShalom consiste in una serie di
attivita' atte ad unire gruppi di persone di diverse per cultura,
lingua, eta', estrazione o genere.
Attraverso una serie di esercizi studiati appositamente e collaudati
nel corso di una lunga esperienza con ragazzi Arabi, Ebrei, Olim
Hadashim, ragazzi a rischio e di ogni genere, i partecipanti, in
un'atmosfera serena di accoglienza reciproca, scoprono capacita' e
talenti nascosti sconosciuti a se stessi prima di allora e
acquistano sicurezza, autostima, speranza, motivazione e volonta'
per operare positivamente nel gruppo e nella comunita' alla quale
appartengono.
Il metodo prevede la creazione comune di prodotti artistici che
scaturiscono dall'attivita' in piccoli gruppi nel corso
dell'incontro e che si rappresentano vicendevolmente. La piece, la
scultura vivente o la piccola opera d'arte che il gruppo presenta,
e' il compendio delle scoperte avvenute durante gli incontri dove la
positivita' e i valori piu puri di una societa' ideale vengono
espressi attraverso la danza, il teatro, il mimo, il racconto,
l'espressione verbale e non. Le emozioni che scatenano nel pubblico
creano un incentivo nei protagonisti che sentono potente il valore
della positivita', dell'iniziativa e dell'INSIEME come forma di
forza ed energia.
Le emozioni si sono ripetute anche quest'anno. A Roma, al Convitto,
dove i ragazzi e i docenti per tre ore e mezzo di seguito hanno
scambiato storie personali, aneddoti sulla propria famiglia, piccoli
gioelli di emozioni raccontati con affetto, con umorismo e
nostalgia, alla fine un ragazzo ha scritto sul questionario finale:
"Oggi ho capito che la vita di ognuno di noi e' preziosa e unica!".
A Napoli, siamo arrivati al quartiere S. Giovanni attraverso uno
slalom tra montagne di immondizia e tristezza. La stessa tristezza
che si poteva leggere sui volti dei 30 diciottenni che ci hanno
accolto con uno sguardo diffidente e che per il primo quarto d'ora
ho temuto di non poter cancellare da quegli occhi. Sui muri della
scuola c'erano poster sull'educazione alla legalita', una targa per
un magistrato ucciso dalla mafia, foto di ragazzi vittime della
Camorra. Ho sentito che dovevo entrare nei loro cuori...aprendo
ancor di piu' il mio: "Siedetevi ed ascoltatemi ragazzi. Vi capisco.
Immagino i vostri pensieri: anche io vengo da un'area in cui si e'
ostaggi di chi vorrebbe invadere tutto con il proprio potere. Da chi
ci costringe a mettere un fucile in mano ai nostri figli. Anche a
noi basterebbe il mare, l'aria fresca per il respiro. Ma dobbiamo
reagire, prendere coscienza ed educare alla responsabilita', a
creare la societa' che desideriamo, a sciverci il libro della nostra
vita. Dovete prendere coraggio e dire cio che sognate. Per non
restare ostaggi dei piu' forti...o di chi si crede piu' forte!!" I
ragazzi hanno cominciato il loro viaggio attraverso la visione delle
lore speranze e alla fine ci siamo lasciati dietro una sorta di
"Museo vivente del sogno" dove i ragazzi insieme ai loro insegnanti
hanno espresso attraverso una scultura di se stessi, il valore della
"PARITA'", della "GIUSTIZIA", dell'"AIUTO RECIPROCO" dell'"ASCOLTO E
L'ABBRACCIO DELL'ALTRO".
Quindi a Trieste, dopo aver incontrato la coppia vincente
ADEI-Associazione Italia-Israele in una bella cena, abbiamo svolto
il progetto nella Scuola Media Dante Alighieri con due classi. Sento
una grande avversione per il successo senza fine di programmi come
"Il grande fratello" e programmi sui generis. Mi rattrista vedere
come i ragazzi acquisiscono modi e comportamenti che tendono
all'individualismo senza rispetto per l'altro, alla corsa al
successo e all'aspetto esteriore e certi aspetti li incontro in ogni
luogo dove presento i miei laboratori...ma solo all'inizio...il
momento che mi emoziona di piu' e' quel sospiro di sollievo, quel
senso di liberazione che vedi sui volti dei ragazzi quando capiscono
che cio che importa e' la loro anima, cio che hanno dentro, cio che
esprimono i loro gesti e i loro occhi.
E anche questa volta, siamo riusciti a dare questa gioia! Docenti e
ragazzi non avrebbero smesso piu' di creare scenesull'amicizia, sul
valore della famiglia, della partecipazione alla comunita' in cui si
vive.
Ringrazio di cuore la mia fedele e protettiva compagna di viaggio,
l'unica ed insuperabile Ziva Fischer con la quale ogni progetto e'
una sicurezza!
Angelica Edna Calo Livne
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Il progetto è realizzato grazie al contributo dell’otto per mille all’UCEI. |
NOVEMBRE 2010
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