BERESHEET LA SHALOM TEATRO ARCOBALENO

Stampa 2010

 

 


Epistolario

Angelica Edna Calo Livne   |  14 dicembre 2010

Una professoressa di un liceo di Bergamo mi ha chiesto di far visita a Sasa e conoscere il Progetto dei volontari di Beresheet LaShalom insieme alla sua classe. I nostri ragazzi, tutti diciottenni, vivono insieme sul Monte Meron e lavorano durante la settimana con piu di 800 ragazzi educandoli al dialogo e all'amicizia tra diversi.
Durante quella settimana ero in Italia per il progetto "Una cultura tra tante culture" ma abbiamo deciso di accogliere i ragazzi.
Al mio ritorno ho trovato il gruppo dei miei ragazzi sconvolto dall'incontro: i ragazzi di Bergamo avevano riversato su di loro tutte le emozioni negative, il senso di ingiustizia e violenza che era stato loro trasmesso durante tutto il viaggio perpetrato soprattutto in zona palestinese. Ho deciso di rivolegermi alla docente che li aveva accompagnati in questo viaggio.

Carissima Marcella,
Sono tornata in Israele e ho sentito tutti i racconti sulla vostra visita a Sasa.
Mi spiace di non esserci stata ma ho capito che e' stato un incontro importante, burrascoso, un po doloroso, ma dal quale tutti i ragazzi sono usciti piu ricchi.
Sarei felice se mi scrivessi qualcosa o facessi scrivere due parole ai ragazzi.
Un saluto caro
Angelica

Grazie per la email, mi ha fatto molto piacere: l'ho fatta vedere questa mattina ai miei studenti e spero mi daranno qualche loro scritto. Il mio punto di vista: ti parlo in estrema sincerità.
Premessa: Il muro li ha colpiti molto ( tieni presente che per loro Berlino è l'esempio dell'Europa nuova, senza muri ), hanno dialogato con il sindaco di Betlemme ed hanno visto il Charitas baby Hospital.
Sono venuti indubbiamente con alcune idee preconcette, ma comunque molto attenti a scoprire la vostra vita ed il vostro punto di vista. La prima parte del confronto è stata soft: hanno posto domande con attenzione anche al linguaggio , ma quando Yehuda ha chiesto il loro punto di vista e soprattutto se era cambiato il loro modo di vedere gli Israeliani, purtroppo, sono saltati alcuni controlli e una ragazza ha posto una domanda con aggressività che può essere accettata in un contesto di "Pace", ma, capisco, non in un contesto di instabilità continua. Hanno senz'altro avvertito la tensione, che è servita a capire come sia difficile vivere sentendosi sempre in pericolo.....
Appena mi consegnano qualche riflessione ve la mando, un affettuoso
saluto ed un grazie a tutti
Marcella

Carissima Marcella,
La domanda della ragazza "sugli stupri e le violenze perpetrate dagli israeliani" ha sorpreso i ragazzi lasciandoli con un grande dolore . Vivono qui e conoscono la realta'. Ognuno di loro ha un fratello o un amico soldato, un papa' che va alle riserve due mesi l'anno. Non per denaro, non per scelta...per difesa. I miei ragazzi si sono sentiti aggrediti ingiustamente. Ma soprattutto a causa dell'ignoranza. Come hai detto la tua classe e' arrivata con idee preconcette. Brava tu che hai insistito a portare i tuoi ragazzi da noi per vedere altri aspetti e conoscere altri punti di vista ma con tutto cio' forse era bene prepararli meglio. Non si puo' paragonare il Muro di Berlino alla barriera di difesa, come non si possono paragonare entrambi alle Mura Vaticane o al Muro tra Messico e Stati uniti. Tutti i muri sono negativi perche dividono, recano disagio, dolore, e disunione...ma per i nostri ragazzi questa barriera ha significato la fine degli attentati, la possibilita' di rientrare nei centri commerciali, nei pub, nei cinema, agli asili, ai teatri senza temere di trovarsi ad essere loro o qualcuno dei loro cari niente altro che corpi smembrati da raccogliere in un raggio di 100 metri.. E' un fatto!!! Che poi ci sia tanto ancora da fare, da creare, che ci siano tante mani, anime, cuori e teste da unire..tutto vero! ....per questo siamo qui! Venire da ragazzi che fanno sforzi sovrumani per cercare di vivere insieme, per conoscersi, per abituarsi uno alla lingua dell'altro, uno alle abitudini e alle mentalita' dell'altro e "sparare su tutti i fronti".......e' stata una mancanza di sensibilita'.....non credi?

Cara Angelica, ti inoltro il contributo di Arianna, che, come leggerai, a Sasa non è intervenuta ma ha preferito ascoltare :

Non sono stata, a Sasa, fra coloro che sono intervenuti, non per mancanza di idee e domande, ma per un'incapacità, che ammetto, di esprimere in sintesi quello che pensavo e tuttora penso. In fondo Yehuda e i ragazzi di Sasa hanno avuto il difficile compito di rappresentare per noi "gli israeliani", ma che cosa significa questo?
.............. Da italiani ci portavamo dietro tanta ignoranza su quale fosse la realtà. Sentire di un fatto e viverlo sulla propria pelle è ben diverso e non avete mancato giustamente di ripetercelo; il mio stile di vita è radicalmente differente e posso solo immaginare come mi sarei comportata se fossi nata israeliana o palestinese, ma l'empatia non conduce certo alla certezza cui mi avrebbe portato l'esperienza................
Sia chiaro, io credo che incomprensioni e ingiustizie siano da entrambe le parti. Stiamo parlando di due popoli molto diversi che probabilmente avrebbero una naturale difficoltà a comprendersi anche in tempo di pace, ed è chiaro che il conflitto aumenta di molto la distanza, perché dev'essere tutt'altro che semplice decidere di mettersi nei panni di chi che si avverte come avversario, oppressore o potenziale assassino. Eppure sarebbe necessario. La pace nasce dalla comprensione l'uno dei sentimenti dell'altro e dal rispetto dell'altrui dignità e vita.
Sarebbe facile. Sarebbe. Ma come convincere la gente al dialogo pacifico, quando c'è in ballo la sicurezza e ci si sente in costante minaccia? Come posso pretendere io, che vivo in una città libera da muri che posso varcare solo dopo aver provato, giorno dopo giorno, la mia innocenza, io che non temo di cader vittima di un attentatore quando viaggio nella mia Italia, che fra voi cessino le ingiustizie? Come posso biasimare l'uno o l'altro popolo? Eppure oltre il muro c'è tanta brava gente che vorrebbe solo la serenità di una vita libera da minacce, da barriere, da posti di blocco. Credo serva far leva sui valori e le speranze comuni.
Spero di essermi fatta capire; in caso contrario, se qualcosa del mio pensiero non fosse chiaro, sono più che disponibile ad un chiarimento.
Un saluto e un ringraziamento,
Arianna

Un'altra lettera da un'altra studentessa, Beatrice. Ho letto dell'incendio in alta Galilea: avete dovuto evacuare il Kibbutz ? O siete lontani, come spero
un abbraccio
Marcella

L'esperienza al Kibbutz Sasa è stata, per me, una tra le più belle di quelle che ho vissuto in Israele. Mi ha entusiasmato molto il poter parlare con dei ragazzi israeliani che avevano più o meno la mia stessa età per cercare di capire cosa ne pensano loro del conflitto che stanno vivendo, dato che nei giorni precedenti avevo avuto l'occasione di poter parlare dello stesso argomento con gente che abitava nei territori palestinesi. E' stato molto importante per me poter porre delle domande per cercare di comprendere meglio quello che io conosco solo indirettamente e da lontano dato che, in quanto italiana, non posso vivere la stessa situazione. La cosa che però mi è dispiaciuta di più è stato appunto il fatto che ci siano stati degli "scontri" tra di noi... Il nostro intento, o per lo meno il mio, era quello di potermi avvicinare il piu possibile alla realtà che ho vissuto e toccato con mano nella settimana che ho passato in Israele cercando di entrare a contatto con più persone possibili per cercare di capire il punto di vista della gente con cui parlavo, non volendo assolutamente giudicare nessuno perchè mi rendo conto che la situazione sia davvero delicata e complicata. Quindi, come avevo già detto quando ero al kibbutz, volevo ribadire che mi dispiace se i nostri toni sono stati fraintesi e che siamo venuti a trovarvi appunto perchè avevamo davvero voglia di parlare con voi per poterci confrontare e capire come voi state vivendo questa situazione. E' stato davvero bellissimo poi poter parlare direttamente con i ragazzi alla fine della giornata, cercando di farci capire con qualche parola in inglese, cercando di tirare un pò le conclusioni di tutto il discorso e chiarendo alcune questioni o domande che si erano precedentemente poste. Volevo quindi ringraziarvi ancora per averci ospitato e spero che ci si possa tenere in contatto, magari facendo uno scambio di e-mail tra noi ragazzi!
Beatrice

E' stato veramente un piacere essere vostra ospite a Sasa, e mi auguro che presto altri ragazzi italiani possano compiere il nostro stesso viaggio perché le grandi aspettative che avevamo sono state più che soddisfatte e ne è decisamente valsa la pena. La reazione alla notizia dell'incendio qui risente particolarmente dell'esperienza che in Israele abbiamo vissuto: sarà perché è scoppiato a così breve distanza dal nostro viaggio ma sentirne parlare ha svegliato sensazioni nuove, perché a bruciare è una terra che dopotutto è ancora in larga parte sconosciuta, ma non è più così estranea e ci ha, anzi, ammaliati con la sua bellezza e sconvolti con il suo conflitto. E dà sincero piacere leggere della collaborazione contro questa devastazione.
Un saluto ad entrambe. A presto,
Arianna
 

Angelica Calò Livnè

source: http://www.concertodisogni.com/mp/link1.asp?TOPIC_ID=18371


DICEMBRE 2010