BERESHEET LA SHALOM TEATRO ARCOBALENO

Stampa 2010
 
 

 

 
  

Il valore dell'esperienza nei processi formativi
Intervista a Massimiliano Smeriglio, Assessore al lavoro ed alla formazione professionale della Provincia di Roma.
Venerdì, 2 Aprile 2010

Come già testimoniato da Provinzformazione, l'esperienza di cooperazione tra i Centri provinciali di formazione professionale ed il gruppo teatrale arabo-israeliano Beresheet-La Shalom è stata consolidata già da tre esperienze di lavoro. L'assessore Smeriglio crede moltissimo ad una didattica che transiti per la fruibilità dei messaggi e dei codici di comunicazione da parte degli adolescenti: l'importante è parlare la lingua dei giovani, meglio che mai se la comunicazione avviene tra "pari", piuttosto che non da "adulti a giovani".

Nell'ultima esperienza di cooperazione, un gruppo di animatori arabo-israeliani ha realizzato, presso i nostri Centri di formazione, brevi sessioni di animazione ed empowerment dei gruppi, lavorando sulle tematiche della coesione, della leadership e della valorizzazione delle diversità: a seguito del corso, le reazioni e le percezioni degli allievi sono state sottoposte ad una sintetica valutazione.

Decisamente soddisfatti i responsabili dei centri, il personale docente, quello di supporto e gli allievi dei centri che hanno partecipato al progetto "Accogliere la diversità". I risultati sul livello di soddisfazione dei docenti e dei ragazzi, raccolti e valutati con analisi qualitative e quantitative dall'Assessorato alle Politiche del Lavoro e Formazione, sono una conferma di quella che era stata l'intuizione iniziale della progettazione. Stando anche alle cifre nessuno allievo si è detto è poco soddisfatto o per nulla soddisfatto. Queste le percentuali: il 70,5% è molto soddisfatto del progetto, il 23,1% è abbastanza soddisfatto ed il 6,4% è mediamente soddisfatto. Risultati davvero positivi.

D : Assessore Smeriglio, come è nata l'idea del progetto "Accogliere la diversità"?

R :
L'idea nasce a seguito di un percorso più lungo, iniziato un anno fa con la presenza a Roma di Beresheet-La Shalom per un intervento spot fatto dalla compagnia teatrale arabo-isrealiana. Da lì abbiamo messo in campo il progetto del viaggio in Galilea, che ha coinvolto gli allievi del centro provinciale di Marino. Al viaggio ho partecipato anche io e devo dire che è stata un'esperienza entusiasmante e coinvolgente. Dal viaggio ha fatto seguito la terza idea, ovvero quella di invitare il gruppo a Roma in un'ottica di socializzazione e di rafforzamento dei gruppi di formazione.

D : Come è venuto personalmente a conoscenza del gruppo?

R.
: Ho visto l'educatrice e giornalista israeliana Angelica Edna Calò Livne in una trasmissione andata in onda sulla Rai e il suo lavoro mi ha appassionato da subito.
Così ho preso contatto con alcuni componenti della comunità ebraica e ci siamo conosciuti.

D : Perché questo progetto è importante per la didattica e la comunicazione "tra pari"?

R :
Si tratta di progetti importanti perché intervengono su un segmento dell'offerta formativa, quello della formazione professionale, che ci caratterizza soprattutto per l'attenzione all'addestramento tecnico degli allievi e perde talvolta di vista la necessità di formare anche alle competenze generalistiche. Ma in una comunità, anche professionale, si è comunque portatori di diritti e di doveri, si ha a che fare con le dinamiche dell'accoglienza e delle relazioni sociali. Un progetto come Beresheet-La Shalom mette in atto proprio quei percorsi necessari all'ampliamento delle competenze trasversali: l'accoglienza, la concertazione dei conflitti, la rottura degli stereotipi, ad esempio. Sono convinto che queste aree educative siano importanti tanto quanto imparare a fare i bene i mestieri che si insegnano nei nostri centri di formazione provinciali.

D : Di quale esperienza si sono fatti portatori i ragazzi arabo-israeliani?

R :
Il loro intervento ha rimesso in discussione le dinamiche preesistenti dal punto di vista affettivo, quello delle pulsioni irrazionali, in un certo senso, e non solo razionali della formazione. L'esperienza, l'esempio educano più di qualsiasi altro processo formativo. I ragazzi dei centri di formazione hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con coetanei pieni di vita, capaci di esprimere talenti, pur provenendo da una zona deprivata e "calda" come l'alta Galilea, al confine con il Libano, da territori dove il conflitto armato è all'ordine del giorno. Hanno conosciuto ragazzi arabi e israeliani che vivono in condizioni di grande difficoltà nel loro paese, ma il progetto ha consentito loro di comunicare le diverse ricchezze e competenze.

D : Quali seguiti pensa di dare al modello sperimentato?

R :
Beresheet-La Shalom ormai è un nostro partner. In futuro, su queste ed altre tematiche generalistiche, investiremo un milione e mezzo di euro nei centri di formazione dell'obbligo formativo ed è nostra intenzione direzionarli proprio sulla diffusione delle competenze trasversali. Per questo, promuoveremo più laboratori teatrali e cinematografici, più laboratori di scrittura, prestando sempre più attenzione alla differenza di genere e alla sicurezza sui luoghi di lavoro, promuovendo maggiore intercultura, per sviluppare quelle competenze che consentono di muoversi in maniera più consapevole in una società.

Il progetto Beresheet-La Shalom dimostra oltretutto che, con una spesa complessiva di 23 mila euro circa, abbiamo coinvolto in tutto quasi cento ragazzi e che con 200 euro circa a ragazzo abbiamo potuto aprire le loro menti alla conoscenza ed all'accoglienza, nel quadro di un percorso destinato a proseguire.

Editoriale a cura della Redazione della Provincia di Roma : http://provinzformazione.informaservizi.it/Articoli/Editoriale/Il_valore_dell_esperienza_nei_processi_formativi

 
APRILE 2010