Come già testimoniato da
Provinzformazione, l'esperienza di cooperazione tra i Centri
provinciali di formazione professionale ed il gruppo teatrale arabo-israeliano
Beresheet-La Shalom è stata consolidata già da tre esperienze di lavoro.
L'assessore Smeriglio crede moltissimo ad una didattica che transiti per la
fruibilità dei messaggi e dei codici di comunicazione da parte degli
adolescenti: l'importante è parlare la lingua dei giovani, meglio che mai se la
comunicazione avviene tra "pari", piuttosto che non da "adulti a giovani".
Nell'ultima esperienza di cooperazione, un gruppo di animatori
arabo-israeliani ha realizzato, presso i nostri Centri di formazione, brevi
sessioni di animazione ed empowerment dei gruppi, lavorando sulle tematiche
della coesione, della leadership e della valorizzazione delle diversità: a
seguito del corso, le reazioni e le percezioni degli allievi sono state
sottoposte ad una sintetica valutazione.
Decisamente soddisfatti i responsabili dei centri, il personale docente, quello
di supporto e gli allievi dei centri che hanno partecipato al progetto
"Accogliere la diversità". I risultati sul livello di soddisfazione dei docenti
e dei ragazzi, raccolti e valutati con analisi qualitative e quantitative
dall'Assessorato alle Politiche del Lavoro e Formazione, sono una conferma di
quella che era stata l'intuizione iniziale della progettazione. Stando anche
alle cifre nessuno allievo si è detto è poco soddisfatto o per nulla
soddisfatto. Queste le percentuali: il 70,5% è molto soddisfatto del progetto,
il 23,1% è abbastanza soddisfatto ed il 6,4% è mediamente soddisfatto. Risultati
davvero positivi.
D : Assessore Smeriglio, come è nata l'idea del progetto "Accogliere la
diversità"?
R : L'idea nasce a seguito di un percorso più lungo, iniziato un anno fa con
la presenza a Roma di Beresheet-La Shalom per un intervento spot fatto dalla
compagnia teatrale arabo-isrealiana. Da lì abbiamo messo in campo il progetto
del viaggio in Galilea, che ha coinvolto gli allievi del centro provinciale di
Marino. Al viaggio ho partecipato anche io e devo dire che è stata un'esperienza
entusiasmante e coinvolgente. Dal viaggio ha fatto seguito la terza idea, ovvero
quella di invitare il gruppo a Roma in un'ottica di socializzazione e di
rafforzamento dei gruppi di formazione.
D : Come è venuto
personalmente a conoscenza del gruppo?
R.: Ho visto l'educatrice e giornalista israeliana Angelica Edna Calò
Livne in una trasmissione andata in onda sulla Rai e il suo lavoro mi ha
appassionato da subito.
Così ho preso contatto con alcuni componenti della comunità ebraica e ci siamo
conosciuti.
D : Perché questo progetto è importante per la didattica e la comunicazione
"tra pari"?
R : Si tratta di progetti importanti perché intervengono su un segmento
dell'offerta formativa, quello della formazione professionale, che ci
caratterizza soprattutto per l'attenzione all'addestramento tecnico degli
allievi e perde talvolta di vista la necessità di formare anche alle competenze
generalistiche. Ma in una comunità, anche professionale, si è comunque portatori
di diritti e di doveri, si ha a che fare con le dinamiche dell'accoglienza e
delle relazioni sociali. Un progetto come Beresheet-La Shalom mette in atto
proprio quei percorsi necessari all'ampliamento delle competenze trasversali:
l'accoglienza, la concertazione dei conflitti, la rottura degli stereotipi, ad
esempio. Sono convinto che queste aree educative siano importanti tanto quanto
imparare a fare i bene i mestieri che si insegnano nei nostri centri di
formazione provinciali.
D : Di quale esperienza si sono fatti portatori i ragazzi arabo-israeliani?
R : Il loro intervento ha rimesso in discussione le dinamiche preesistenti
dal punto di vista affettivo, quello delle pulsioni irrazionali, in un certo
senso, e non solo razionali della formazione. L'esperienza, l'esempio educano
più di qualsiasi altro processo formativo. I ragazzi dei centri di formazione
hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con coetanei pieni di vita,
capaci di esprimere talenti, pur provenendo da una zona deprivata e "calda" come
l'alta Galilea, al confine con il Libano, da territori dove il conflitto armato
è all'ordine del giorno. Hanno conosciuto ragazzi arabi e israeliani che vivono
in condizioni di grande difficoltà nel loro paese, ma il progetto ha consentito
loro di comunicare le diverse ricchezze e competenze.
D : Quali seguiti pensa di dare al modello sperimentato?
R : Beresheet-La Shalom ormai è un nostro partner. In futuro, su queste ed
altre tematiche generalistiche, investiremo un milione e mezzo di euro nei
centri di formazione dell'obbligo formativo ed è nostra intenzione direzionarli
proprio sulla diffusione delle competenze trasversali. Per questo, promuoveremo
più laboratori teatrali e cinematografici, più laboratori di scrittura,
prestando sempre più attenzione alla differenza di genere e alla sicurezza sui
luoghi di lavoro, promuovendo maggiore intercultura, per sviluppare quelle
competenze che consentono di muoversi in maniera più consapevole in una società.
Il progetto Beresheet-La Shalom
dimostra oltretutto che, con una spesa complessiva di 23 mila euro circa,
abbiamo coinvolto in tutto quasi cento ragazzi e che con 200 euro circa a
ragazzo abbiamo potuto aprire le loro menti alla conoscenza ed all'accoglienza,
nel quadro di un percorso destinato a proseguire.
Editoriale a cura della Redazione della Provincia di Roma :
http://provinzformazione.informaservizi.it/Articoli/Editoriale/Il_valore_dell_esperienza_nei_processi_formativi