In un vecchio garage vicino a Betania si
sforna il pane dei Territori. Da un percorso doloroso e sofferto è nato lo
spettacolo di teatro-danza che esprime la tragedia di due popoli
Viaggio in Medio Oriente
A Betania un’israeliana e una palestinese tentano di dimostrare
che il dialogo è possibile
Due donne di pace all’ombra del muro
«Silenziose seminatrici di umanità» candidate al Nobel
Dall’ombra del muro che, a
Betania, separa due nazioni, al sole che, nei pressi del confine
libanese, illumina i monti della Galilea, due donne combattono
ogni giorno una battaglia per la pace, fatta di piccoli ma
significativi gesti di dialogo e riconciliazione.
Samar, la prima, raccoglie i ragazzi
palestinesi per la strada, vittime delle rappresaglie israeliane, li educa e
cerca di motivarli con un lavoro, perché «se non ci pensiamo noi a creare lavoro
- racconta - e a costruire le infrastrutture per un nuovo Stato palestinese,
nessuno lo farà al posto nostro».
L’altra, Angelica, nata a Roma nel 1955,
vive in Israele da circa 30 anni, da più di venti abita nel kibbutz «Sasa»
(letteralmente «la parte più alta della spiga») e lavora come educatrice per
recuperare giovani israeliani segnati dal terrorismo islamico. Attraverso il
teatro, al culmine dell’ultima Intifada, ha messo insieme giovani arabi ed
israeliani, nel tentativo di dimostrare che il dialogo tra due popoli in
conflitto è possibile. Angelica ha quattro figli maschi, e due fanno parte
dell’es
ercito israeliano. «Ogni volta che c’è un attentato o uno scontro armato
ho un groppo al cuore - racconta - e prego Dio che non capiti nulla ai miei
ragazzi».
Due storie che si intrecciano quelle di
Angelica, israeliana, e Samar, palestinese, due educatrici candidate al Nobel
che, in ambiti differenti, operano per la pace in Medio Oriente.
Si sono conosciute più di due anni fa e,
fin da subito, è sbocciata un’amicizia che le ha spinte a mettere in comune le
loro energie e compiere insieme piccoli passi sulla strada della pace.
Insieme le due donne hanno girato scuole
e università d’Italia, ricevuto molti premi (l’ultimo dei quali, «Donne per la
Pace», ritirato ad Assisi il 22 maggio 2004) e sono state proposte per altri
riconoscimenti, tra cui spicca una candidatura al Premio Nobel per la Pace,
sponsorizzata da Marina Salomon attraverso l’associazione ginevrina «Mille donne
per la pace».
«Silenziose seminatrici di umanità», così
vengono definite da chi le conosce. Lavorano con i giovani e pensano che un
futuro migliore, per la loro terra, dipenda dall’educazione dei ragazzi.
Piccoli gesti quotidiani per costruire la
cultura della convivenza in luoghi dove la pace è ancora lontana dall’essere
realtà.
«Per poter fare della pace una meta possibile e raggiungibile, è
vitale - commenta Samar - creare un rapporto continuo, fatto di contatti e di
collaborazione, fra la società israeliana e quella palestinese, per costruire
insieme un futuro di riconciliazione».
Nelle fotografie: una scena dello spettacolo
«beresheet» e il muro della vergogna di Betania.
La prima parte del «Viaggio in Medio Oriente» è stata pubblicata
il 21 luglio
di Francesco Apostoli