Teatro Arcobaleno Rainbow Theatre

Stampa 2005


 

 
 

Con Angelica e SamarDa
NUOVA AGENZIA RADICALE
Reportage / Genti d'Israele
DI ANNA ROLLI
News del 19-10-2005

L'estate scorsa, in Israele, ho visitato alcune persone conosciute per il loro impegno sul fronte della pace; ho parlato a lungo con loro e le ho ascoltate con la maggiore attenzione possibile, cercando di cogliere tutti gli elementi, della loro esperienza, utili ad approfondire la comprensione di una realtà estremamente complessa.
Viaggio spesso in Medio Oriente ed ho avuto modo, innumerevoli volte, di apprezzare la dignità e l'amore per la vita con i quali la gente d'Israele sa affrontare una quotidianità per molti versi difficilissima.
Vi restituisco le parole che ho raccolto con tutta la stima per le persone che le hanno pronunciate.

1) CARA ANGELICA del kibbuz di Sasa
Angelica è di origine italiana, è nata e cresciuta a Roma.
Trent'anni fa ha sposato un giovane israeliano, Yehuda, ed ha deciso di vivere con lui nel kibbuz di Sasa, nel nord della Galilea, poco lontano dal confine libanese.
In quella zona i villaggi arabi si alternano ai kibbuz e ai moshav ebraici, la natura è incantevole e tutti sognano la pace.
Angelica ha avuto quattro figli maschi, due sono nell'esercito per il servizio obbligatorio, il terzo, in attesa di compiere i diciotto anni, lavora come animatore nei gruppi di ragazzi colpiti dal terrorismo e nella compagnia teatrale fondata dalla madre e composta da adolescenti della zona, ebrei, musulmani, drusi e cristiani che recitano assieme per dimostrare che non solo la pace ma anche l'amicizia e la fraternità sono possibili.
Angelica fa parte del gruppo di donne israeliane proposte per il premio nobel della Pace.

Angelica - In Italia all'inizio di una conferenza una donna del pubblico si è alzata in piedi per inveire contro di me. Urlava " Vergogna, vergogna! Ha due figli, due figli nell'esercito, e voi volete darle il premio Nobel per la pace!".
Era di Rifondazione Comunista, alla fine mi ha chiesto scusa.
Durante la conferenza ho provato a raccontare, a spiegare che in Israele ogni donna, tutte le donne quando partoriscono hanno un solo pensiero, lo stesso pensiero: che entro diciotto anni la guerra sia davvero finita e che per allora si possa vivere in pace.
Poi i diciotto anni passano e sembra un attimo. Non si può credere.
E' come se fossero passati pochi giorni, è come un soffio, come un baleno e tuo figlio e tua figlia sono lì pronti a partire e partono per le armi assieme agli amichetti della loro età.
E tu non sai se li rivedrai e come li rivedrai, e inizia l'attesa lunga.lunga che sembra un'agonia.
Sono quasi cento anni che combattiamo sempre, sempre sperando nella pace e la pace non arriva mai.
L'unica speranza che c'è oggi al mondo e che ci si renda conto che qualcuno deve aiutare questa povera gente a creare uno Stato e non è facile perché i palestinesi uno Stato non l'hanno mai avuto.
Fino alla prima guerra mondiale la Palestina non esisteva, era una remota provincia dell'impero turco, una delle terre più malsane del mondo, era semidisabitata e veniva chiamata Siria del Sud.
Gli abitanti arabi erano pastori, in parte nomadi, che si trasferivano qui da oltre il Giordano soprattutto perché gli ebrei dei primi insediamenti offrivano loro un lavoro.
Questa gente non ha mai avuto uno Stato, delle istituzioni, una polizia.
Questo è il momento per aiutarli, questo è il momento giusto. Tutti gli stati europei che a chiacchiere li amano tanto, ora dovrebbero intervenire per aiutarli e se non lo faranno sarà una grande tragedia.
Tu dici di essere atea, io invece credo profondamente in Dio e sai perché? Perché per duemila anni hanno tentato in ogni modo di distruggere gli ebrei e non ci sono mai riusciti. Per duemila anni siamo caduti e risaliti, caduti e risaliti.
C'è qualcosa di molto forte in noi, in noi c'è un messaggio.
Noi siamo abituati a leggere, a pensare, a sperare.
Ci hanno insegnato che ogni volta, dopo tanta sofferenza, dopo la schiavitù, si ottiene la libertà.
Che dopo tutte le sofferenze del mondo c'è il riscatto. Dopo la terribile schiavitù in Egitto Mosè scese dal monte con le tavole della legge. Le prime leggi per l'umanità, leggi universali e valide ancora oggi : non uccidere, non rubare, festeggia il sabato.Noi non esisteremmo più senza la forza che ci viene dal sabato.
Nonostante tutto quello che abbiamo passato noi siamo riusciti. Se io oggi posso abitare in questa casetta qui in Galilea allora tutto è possibile, allora c'è speranza.
Capisci? Noi abbiamo una speranza scritta e ce la trasmettiamo da quattromila anni, loro purtroppo non c'è l'hanno ed è una cosa triste.
Quando il capo degli Hezbollah dice "Noi vinceremo, perché noi amiamo la morte e invece voi amate la vita ", io penso: ma che futuro hanno, che speranza hanno, perché mettono al mondo dei figli? Io, finché avrò vita, finché avrò respiro, farò tutto il possibile perché i miei figli abbiano una casa, perché abbiano dei bambini, perché vivano felici..
Samar la mia amica palestinese, ha creato un panificio e diceva sempre " Come mi piacerebbe preparare il pane assieme a voi, assieme a voi donne israeliane.
Allora io ho organizzato 50 donne da Israele e insieme abbiamo attraversato il ceck- point per andare a fare il pane.
Tu forse penserai " Che sciocchezza". Invece sono cose piccole, piccole ma importanti. Sono venuti anche i miei ragazzi e hanno recitato un pezzetto dei quadri dello spettacolo beresheet (In principio).
Ogni volta che andiamo in giro per rappresentare questi spettacoli i ragazzi sentono come se partissero per una missione. Lo dicono.
Loro sono un gruppo di amici ebrei, cristiani e musulmani e si vogliono bene e così dimostrano come si potrebbe vivere tutti insieme e in pace.
E' l'unica speranza che abbiamo oggi.
Quando abbiamo iniziato le prove di Anne in the sky, lo spettacolo ispirato al diario di Anna Frank, i ragazzi arabi erano convinti che si trattasse di una storia immaginata da me, non capivano come mai avessi inventato una storia tanto triste da rappresentare.
Quando hanno scoperto che si trattava di una storia vera sono rimasti sbigottiti, non volevano credere, non volevano credere che in Europa al tempo in cui i miei genitori erano bambini succedessero cose del genere.
Nessuno aveva mai parlato loro della Shoà, non ne sapevano nulla.
Allora noi gli abbiamo un po'spiegato la storia degli ebrei del novecento e loro sono rimasti scioccati, non potevano credere. poi hanno recitato benissimo. Un giorno Nader, un ragazzo arabo cristiano, mi ha detto che dopo aver recitato
Anna Frank si sentiva come un re perché lui ha una madre, un padre, una casa e noi non avremmo mai permesso che cose del genere potessero ripetersi.
Lavoriamo anche con i ragazzi colpiti dal terrorismo e li portiamo nei posti più belli.
Li abbiamo portati in Toscana, poi ad Amalfi, tutto per farli divertire, per far conoscere loro nuove persone. E' venuta anche una ragazzina il cui fratello, a vent'un anni, è sulla sedia a rotelle.
Gli hanno sparato alla schiena da un paio di metri di distanza.
Sua madre mi diceva di avere l'immagine di una bilancia sulla quale il male pesava più di tutto il resto e invece da quando la figlia ha iniziato a lavorare con noi ha sentito che il bene tornava a pesare e che riequilibrava la bilancia e che così tornava la speranza.
C'è tanta gente che può fare del bene e io credo profondamente in questo. Profondamente.
Il figlio di Angelica (entrato in cucina)-" Mi domandi perché faccio tutto questo? Non lo so, dovrei pensarci.a dire la verità io non lo vedo come un aiuto umanitario, qualcosa del genere. Io vedo me stesso come una persona molto felice, ho tanta felicità dentro e allora ho tanto da dare. .
Angelica-Questo ragazzo di diciassette anni è un prodotto bellissimo del popolo d' Israele.
Ora ha diciassette anni, quando aveva dodici anni è iniziata la seconda Intifada.
In queste situazioni i bambini rischiano di diventare ansiosi, spaventati, noi invece abbiamo imparato a resistere e i nostri ragazzi sanno come salvare la felicità.Noi abbiamo già vinto .
Il nostro amore per la vita è più forte del loro amore per la morte. Noi abbiamo già vinto!
Questa è la vittoria vera.Possono puntarci contro tutti i missili del mondo, la loro non è vita. Dicono: adesso attaccheremo il Colosseo, distruggeremo la torre Eiffell. Ma che vita è la loro? Che vita è?
Quelli della sinistra, i giornalisti, tutti quelli che scrivono dovrebbero aiutare i palestinesi a creare una cultura nuova, positiva.
I palestinesi hanno bisogno di aiuto, non solo di denaro ma di scambi culturali. Non serve a niente criticare i ceck point.c'è bisogno di aiutarli a costruire le case e una possibilità di lavoro.
Samar ha costruito un panificio.
Tu non puoi immaginare quello che le hanno fatto.
Le hanno fatto passare le pene dell'inferno. Le hanno chiesto trentamila dollari per attaccarle l'energia elettrica.
Lei era andata in giro dappertutto per raccogliere soldi, era andata in Italia, in Inghilterra, dappertutto.
Un israeliano le ha venduto la macchine per fare la pasta, un altro gliele ha montate.
Quando è stato il momento non poteva metterle in moto perché non le davano l'energia elettrica. Sono estremamente corrotti, sapevano che lei aveva raccolto soldi e l'hanno ricattata, le hanno tolto tutto.
Dopo la giornata del pane, quando ci hanno visto arrivare e lavorare con lei, le hanno fatto una multa di tremila dollari senza un motivo al mondo.
Appena lei riesce a raccogliere dei soldi cercano di prenderseli.
Ma lei li raccoglie perché gestisce un orfanotrofio di centoventi bambini e deve dar loro da mangiare.
Per questo ha aperto il panificio perché ha bisogno di guadagnare.
Lei gestisce anche una casa per le donne picchiate e violentate.. le raccoglie dalla strada.Sono molte le donne picchiate o violentate in famiglia, dai fratelli, dai padri. .Lei fa un lavoro sacrosanto.
Sta a Betania, è una persona con un cuore grande, di una simpatia, di una disponibilità unica.
Ci avevano proposto insieme per il premio Nobel.
Ci avevano proposte delle persone che avevano ascoltato una conferenza a Venezia nella quale avevamo parlato insieme.
Quando è stato il momento io sono stata scelta e lei no. Tra le otto donne palestinesi proposte lei non c'è eppure fa tante cose.
Io l'ho detto pubblicamente durante la conferenza, il fatto è che lei è un'araba cristiana e la stanno ostacolando in tutti i modi.
Anche tanti ebrei all'inizio non mi capivano, mi dicevano "Ma come, vai in giro con una palestinese?"
Allora io ho organizzato un incontro al centro culturale di Roma, al Pitigliani, e siamo andate insieme e quella sera è stata bellissima. Samar ha infranto il tabù: i palestinesi non sono tutti terroristi con la cintura.
Una volta mi ha detto "La pace in Palestina ci sarà solo quando gli israeliani lo vorranno." Io sono rimasta male, non capivo" Ma come anche tu dai la colpa a noi?"
E lei mi spiegato "Voi siete gli unici a cui importa davvero qualcosa di noi. Tutti gli altri fanno finta, a tutti gli altri non importa proprio niente di noi."
Aveva ragione, a nessuno importa davvero di loro, sono davvero delle vittime usate dai loro capi cinicamente contro Israele.
Territori, non territori, non è questo il problema, non sono cento metri quadrati in più o in meno.
Ma perché qua in Galilea non viviamo tutti insieme e in pace?
A cinque chilometri da qui c'è Jish, un villaggio musulmano, a sette km c'è Hurfeish che è druso e a dieci c'e' Fassuta che è cristiano.
Ringraziando Dio viviamo in pace e tutti insieme. I genitori musulmani dei ragazzi che recitano con noi ci sono amici, il parrucchiere del Kibbutz è un arabo cristiano, l'elettricista viene dall'altro villaggio. Viviamo benissimo tutti insieme, non potevano vivere insieme anche a Gaza? Che problema c'era?
Non è il problema di un pezzettino di terra e' che non vogliono l'esistenza d' Israele.
Se adesso si riuscisse a trasformare Gaza in quello che potrebbe essere, cioè in un bel posto, in un bel giardino verso il mare.
Se ci costruissero degli alberghi per creare un po' di benessere, non vorrebbero più fare la guerra.noi potremmo aiutarli a creare lavoro.
A loro la barriera di difesa li ha danneggiati perché non hanno più lavoro dagli israeliani.
Ma di chi è la colpa? Sempre di Hamas.
Finché il mondo non si renderà conto che non può sempre dargli ragione e basta, anche a chi decide di uccidere, di farsi saltare, di seviziare.gli assassini non si fermeranno.
Noi siamo come una diga umana.
Se Israele dovesse cedere, se loro dovessero vincere, sarebbe una grande tragedia, come nella Storia infinita.
La grande onda nera che distrugge la fantasia e la positivita'.Noi siamo una diga umana che blocca l'espandersi del nulla, dell'amore per la morte.
Non è che Israele non abbia dei torti ma i torti si possono riparare, la barriera si può spostare, soltanto la morte è irrimediabile e per noi la vita umana è sacra.
Da dopo il ritiro dal Libano, ringraziando Iddio, solo una volta sono riusciti a entrare.
Hanno scavalcato e hanno iniziato a sparare sulle macchine che passavano.
Hanno ucciso una donna con la figlia. La figlia doveva sposarsi, stavano andando assieme a scegliere l'abito da sposa.
Il fratellino piccolo, poi, lo abbiamo portato con noi., al viaggio per i ragazzi colpiti dal terrorismo.....
Hanno sparato anche sui bambini ma non sono morti .Senza nessun motivo, senza nessuna motivazione perché il Libano era stato evacuato..poi li hanno catturati.
Non posso sopportare la violenza, quella fisica, quella psicologica, quella verbale.
Non sono pacifista, non sono per porre l'altra guancia, proprio no.
Per la pace si, però io vorrei dei partners dei quali mi posso fidare, che non mi tradiscano.
Io ti do tutta Gaza, ti do trentotto anni di vita, ti do le case, le sinagoghe, i cimiteri, ti do tutto. Per favore rispettalo, rispettaci.
E se tu domani mi attacchi stai attento perché noi offriamo la pace però se non rispetti questo gesto preparati al peggio! Noi offriamo la pace però sappiamo come difenderci.
In Libano sostengono che il monte Dov è loro e invece è stato assegnato a noi.
È un piccolo cucuzzolo disabitato nel Golan di nessun valore che a noi serve soltanto per difendere la valle e con questa scusa loro sparano e hanno ucciso tanti soldati.
Quattro anni fa, con una trappola, hanno rapito quattro giovani soldati e non se ne è saputo più nulla.
Non sappiamo se sono vivi o se sono morti, come accadde con Ron Arad, il pilota che è stato rapito diciotto anni fa e non ne abbiamo saputo più nulla e ogni tanto girano delle storie atroci sulle torture alle quali lo avrebbero sottoposto non ci dicono se è vivo o se è morto e neanche ci restituiscono il cadavere.

Anna Rolli


 
 

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