BERESHEET LA SHALOM TEATRO ARCOBALENO

Stampa 2010

 

 
 

 

RASSEGNA RAPPORTI
- Una Cutura in Tante Culture V anno -
Il corso per insegnanti e studenti promosso dall'ADEI -WIZO

Progetto sull’integrazione di alunni di etnie diverse nella scuola


“UNA CULTURA IN TANTE CULTURE”

Il progetto "Una cultura tra tante culture" promosso dall'ADEI Wizo Italia in collaborazione con la fondazione Beresheet LaShalom da Israele, coordinato da Ziva Fisher e condotto dalla Dott.ssa Edna A. Calo Livne, si prefiggeva tra gli obiettivi da presentare agli allievi partecipanti al corso:

Nuove prospettive per creare una classe unita
Alternative per risvegliare l'interesse reciproco nell'ambito dei ragazzi
Consolidare la propria identita' e la propria storia
Aumentare l'autostima dal punto di vista fisico e psichico
Rivalutare la spontaneita' come qualita' positiva
Scoprire le affinita' comuni, conservando con cura e rispetto le proprie peculiarita'.
Riaffermare la forza e l'energia che puo' scatenare la positivita'
Imparare ad affrontare il cinismo e l'indifferenza.

Per poter raggiungere questi obbiettivi sono stati creati una serie di esercizi, basati su un'esperienza di molti anni nell'opera educativa, accompagnati da musica, teatro e movimento che hanno dato ai ragazzi l'opportunita' di esprimere se stessi in un ambiente sereno nel quale venivano accolti con entusiasmo e attenzione e dove e' stato possibile dare il proprio contributo e sentirsi parte di un prezioso mosaico dove tutti i tasselli, di colore diverso, creano insieme un disegno armonico e ricco di significati.

Per poter valutare il successo del corso ho elaborato un questionario che si basava sulle impressioni dei ragazzi, sul grado di gradimento e di partecipazione poiche' questi fattori sono importanti per il percorso delicato dell' assorbimento dei valori che il progetto intendeva infondere.

I ragazzi hanno aggiunto i loro commenti che dimostrano il successo del progetto:

  1. Il modo con cui ci hanno fatto vedere dentro di noi, dei nostri amici e il legame che hanno fatto nascere tra noi.
  2. Mi è piaciuto moltissimo e spero che nel futuro si ripeta.

  3. Trovare degli elementi che mi accomunano ad una persona con la quale non avrei mai immaginato di avere qualcosa in comune.

  4. Grazie per la passione e la voglia con cui ci avete fatto interagire.

  5. La forza per coinvolgerci e farci capire che siamo tutti preziosi per un mondo migliore.

  6. Imparare di più sulle varie realtà che ci circondano e scoprire che esiste la speranza.

  7. Conoscere nuovi modi di socializzare ed entrare in amicizia con persone che prima avremmo evitato in tutti i modi.

  8. Sono state 3 ore bellissime e spero poter ripetere un’ esperienza del genere.

  9. E’ stato bellissimo infrangere gli schemi.

  10. Un grazie alla professoressa per questa fantastica esperienza.

  11. E’ bello mettersi in discussione a qualsiasi età.

  12. Abbiamo imparato l’educazione al rispetto e la valorizzazione della differenza.

  13. La scuola italiana dovrebbe favorire e incentivare progetti come questo per contrastare fenomeni di emarginazione e bullismo, violenza e per mediare le conflittualità.

Propongo di estendere questo corso a docenti e formatori affinche' possano arricchire il loro bagaglio di strumenti per l'educazione al valore della positivita', dell'accoglienza e della partecipazione.
Dott.ssa Edna Angelica Calo Livne

Breve sintesi attività Fondazione Bersheet LaShalom
L'obiettivo della Fondazione Beresheet LaShalom: usare l'Arte come strategia di pace. Un sogno ambizioso che diventa concreto ogni volta che un ragazzo incontra una realta' positiva e possibile. Nel 2001 è nata la Compagnia Teatrale Arcobaleno e nel 2004 è stata istituita la Fondazione Beresheet LaShalom – Un inizio per la pace. Le attività hanno coinvolto fino ad oggi circa 300 ragazzi, molti dei quali oggi lavorano e hanno famiglia. In Italia la compagnia ha compiuto 30 tournée, partecipando a oltre 50 Festival e a importanti eventi in Israele. Con questo particolare metodo educativo Angelica Edna è riuscita a lavorare con ragazzi di diverse lingue e nazioni: Israele, Italia, Giordania, Autorita' Palestinese, Etiopia, Libano, Malta, Marocco, Spagna, U.S.A, Sud America.

L'educazione ai grandi valori per la vita, l'uguaglianza, la fratellanza, il rispetto, la dignità dell'individuo sono la base comune di tutte le culture e di tutte le grandi religioni, lo strumento prezioso di dialogo adottato dalla Fondazione. Interculturalità significa scoprire il bene e il bello nell'altro e riconoscere che le aspirazioni e i desideri di ognuno non son poi così diversi. Oltre al teatro molte sono le iniziative didattiche: incontri, laboratori . Oggi Beresheet LaShalom, grazie al nuovo il Progetto Volontari: 8 ragazzi di diverse etnie che abitano insieme e operano attraverso l'Arte in tutta la Galilea, raggiunge ogni settimana circa 800 ragazzi di diverse eta', etnie e ceto sociale e attraverso i loro spettacoli circa 10,000 giovani all'anno.

Angelica Edna Calo Livne
D’origine romana, a vent’anni scelse di andare a vivere in Israele in un kibbutz ai confini col Libano.


Una Cutura in Tante Culture V
Relazione di Paola Sonnino | Roma il 15 e 17 novembre 2010

L’ADEI – WIZO ha promosso anche in quest’anno scolastico 2010-2011, il 15 ed il 17 Novembre a Roma, il 16 Novembre a Napoli ed il 18 Novembre a Trieste, il Corso di Formazione “Una cultura in tante culture” per insegnanti di scuole statali e paritarie, di ogni ordine e grado, che ha lo scopo precipuo sia di migliorare l’inserimento degli alunni stranieri nelle scuole italiane, sia quello di coadiuvare docenti e dirigenti scolastici nel loro impegno quotidiano di accoglienza, interazione ed integrazione nel tessuto sociale italiano e nell’apprendimento della stessa lingua italiana.

La docente israeliana Angelica Calò Livné, originaria di Roma ed ormai conosciuta in territorio nazionale per l’impegno sociale per la pace svolto in Medio Oriente, nonché per la creazione del Teatro Arcobaleno, formato da giovani arabi, israeliani, cristiani, circassi, drusi, ha intrattenuto le classi di due Istituti Superiori della Capitale, il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, in Piazza Montegrappa 5, nel quartiere Prati, ed il Duca degli Abruzzi, in via Palestro (nei pressi della Stazione Termini) dopo aver proiettato un filmato volto a spiegare e a far comprendere la sua attività pratica, svolta in Israele in campo scolastico e nell’educazione informale, tanto da valorizzare l’apporto del teatro e della musica come elementi capaci d’integrare ed armonizzare le realtà sociali più differenti.

Alla presentazione del corso, avvenuta nell’Auditorium del Convitto Nazionale hanno presenziato: l’Ambasciata d’Israele con il consigliere Livia Link, il Ministero dell’Università e della Ricerca con l’Ispettrice Anna Piperno, in rappresentanza del Comune di Roma Daniela Pieri, per la Provincia Maria Stella e Massimiliano Smeriglio che, nel corso del 2010 ha fatto un viaggio in Israele con 30 suoi alunni per la Regione Rossana Bellotti ed il Rettore del Convitto Nazionale V. Emanuele II Prof. Emilio Fatovic, già conosciuto al MIUR per le numerose attività svolte anche negli anni passati sull’integrazione di vari gruppi sociali.

Ziva Fischer Capo dipartimento Enti Esterni dell’ Adei-Wizo, promotrice del progetto, ha ricordato che tale corso anche quest’anno, si è potuto realizzare grazie al contributo dell’8x1000 dell’UCEI ed ha ringraziato sia i membri del Comune che della Provincia come della Regione, per il loro reiterato patrocinio e per l’interesse dimostrato per il progetto.

Anche l’Assessore alle Scuole della Comunità Ebraica, Ruth Dureghello, ha portato la sua parola a favore di una sempre maggiore partecipazione ed integrazione tra le scuole del territorio, la Comunità Ebraica ed Israele, così come il Consigliere Anselmo Calò in rappresentanza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

Il giorno 15 sempre nella Scuola del Convitto Nazionale la Prof.ssa Calò ha svolto la sua attività con la classe dello Scientifico II A che aveva partecipato, insieme ad altri alunni di due Prime, alla presentazione, nell’Aula Magna della scuola stessa, coinvolgendo 28 alunni e 9 insegnanti con l’accompagnamento di musiche, disegni, giochi e balli per favorire una migliore conoscenza reciproca, il rispetto dell’individualità altrui, l’accettazione di sé e della propria diversità.

La partecipazione di tutti è stata costante e notevole per circa due ore e mezza, poi tutti i presenti hanno risposto alle domande di un questionario anonimo, volto ad appurare l’interesse e la validità dell’attività svolta.
Un ringraziamento particolare va rivolto al Prof. Tommaso Villani che, sin dal mese di Luglio, quando sono avvenuti i primi contatti, ha favorito e permesso la realizzazione, al meglio, dell’attività presso l’Istituto.
Anche presso l’Istituto Tecnico (Igea) Duca degli Abruzzi, a via Palestro, collegato con il Leonardo Da Vinci, il corso si è svolto prima nell’Aula Magna e poi in modo pratico in una delle palestre messe a disposizione per gli alunni di alcune Prime e di 4 insegnanti, dalla Vicepreside e dalla Prof.ssa Annamaria Anzaloni-Ravenna.

Una trentina di elementi tra alunni (26) ed insegnanti hanno partecipato, improvvisandosi attori, cercando di apprendere tutti i fattori che avessero in comune e cercando, anche se in poco tempo, di far cadere gli stereotipi che ci accompagnano e soprattutto le proprie timidezze, camuffate da una falsa autorevolezza.
Il parlare dell’origine del proprio nome come la rappresentazione grafica di un luogo o di luoghi che ci sono particolarmente cari, così come la rappresentazione mimata di situazioni drammatiche ed attuali ha coinvolto quasi tutti.

Ciò che ha agito positivamente su alunni ed insegnanti è stata la vivacità dell’insegnante, la sua esuberanza e la sua capacità di coinvolgere, anche in tempi brevi.

Va aggiunto che colà dove ci sono insegnanti che già conoscono tali metodologie informali o che abbiano avuto modo d’incontrare Angelica Calò, tutto viene più spontaneo e si genera tra i presenti un’empatia fuori dal comune: nella Scuola Convitto Nazionale anche due insegnanti, quest’estate, avevano partecipato ad alcune attività svolte nel kibbutz di Sasa (Galilea) dalla Dott.ssa Angelica Calò.

Paola Sonnino


 

Una Cutura in Tante Culture V
Relazione di Miriam Rebhun | Napoli 17 novembre 2010

GIU’ LA MASCHERA!

“Giù la maschera!” , ecco l’invito che con fare convincente ed accattivante Angelica Calò Livne ha fatto il 16 Novembre a trenta allievi dell’ISIS “ Rosario Livatino” di San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli, in occasione del corso “ Una Cultura in tante Culture” , un progetto dell’ADEI-WIZO sull’integrazione di alunni di etnie diverse nella scuola, che, da cinque anni, la vede impegnata nelle scuole di tutta Italia.

Partendo dalla sua esperienza personale di animatrice teatrale, di cittadina e madre israeliana e di attenta osservatrice dei meccanismi del pregiudizio che impediscono una reale conoscenza tra le persone, Angelica ha provocato con tecniche appropriate e giochi di gruppo i ragazzi che, dapprima abbastanza ritrosi, si sono man, mano sciolti sia nei movimenti che nelle parole.

Vari i concetti chiave espressi da Angelica con semplicità e grande forza comunicativa.
Ad esempio, gettare la maschera e tirare fuori la parte più bella di noi stessi fa diventare più forti; conoscere chi appare completamente diverso, comprenderlo e condividerne le esperienze rende più responsabili verso gli altri; raccontarsi, parlare di sé, aiuta ad amare di più noi stessi.

Si tratta di tutte metodiche che tendono ad aumentare l’autostima, di cui spesso i ragazzi in età evolutiva difettano, e, nello stesso tempo, a combattere la disistima preconcetta per l’altro avvertito come diverso.
L’Istituto di San Giovanni a Teduccio che ha scelto di intitolarsi a Rosario Livatino il “giudice ragazzino” ucciso dalla mafia, si mostra particolarmente attivo in tutte le iniziative in difesa della legalità e del rispetto dei diritti e così, alla fine del corso, si è tenuto un incontro supplementare tra un buon numero di docenti ed Angelica Calò Livne con domande e scambi di idee e con la promessa di ripetere al più presto l’esperienza.

Miriam Rebhun
 


 

Corso di formazione “Una Cutura in Tante Culture”
Relazione di Luisella Segrè Schreiber | Trieste 17 novembre 2010

A distanza di 3 anni Trieste è stata sede del Corso di formazione ideato e condotto da Angelica Calò. Era stata un’esperienza esaltante e che ci aveva dato molte soddisfazioni allora, ed è stata un’esperienza altrettanto bella oggi.

Il Corso vero e proprio è stato preceduto, la sera prima, da un incontro nella nostra sede dell’ADEI: avevamo invitato amiche ed amici della nostra Comunità, ma anche dell’Associazione Italia –Israele, conoscenti ed insegnanti: un incontro informale, una cena fra amici e un’opportunità per Angelica di farci vivere le sue emozioni. Un’occasione per chi ancora non la conosceva di ascoltare dalla sua voce la sua esperienza e per chi la conosceva già di rincontrarla.

Il giorno successivo alle 9 del mattino eravamo nell’Aula Magna della Scuola Media Dante Alighieri; ad accoglierci varie classi seconde e terze con i loro insegnanti.

Dopo una breve presentazione da parte mia e di Ziva, Angelica ha catturato l’attenzione dei ragazzi con il racconto delle sue attività, nate per vincere le differenze fra culture e religioni diverse in un paese, Israele, in cui solo dal superamento delle incomprensioni può nascere la pace.

A questo punto due classi terze hanno seguito il corso vero e proprio, in due momenti diversi.
Sulle note di “Alejandro” e di altre canzoni vicine al mondo giovanile, i ragazzi hanno iniziato a muoversi liberamente, a ballare, a divertirsi.

Sono state due ore di giochi di simulazione, di dialoghi improvvisati, di coinvolgimento e condivisione di sensazioni e sentimenti. Alla fine, divisi in gruppi, i ragazzi hanno “costruito” delle sculture viventi che dovevano rappresentare un ideale a cui aspiravano per il loro futuro.

In una delle classi vi era un ragazzo giunto in Italia dal Libano, dopo che il nonno era stato ucciso in uno scontro da soldati israeliani: quando lo ha raccontato ad Angelica vi è stato un momento di forte emozione e forse anche di tensione, che però si è subito trasformata in comprensione: Angelica ha saputo cogliere l’occasione per ricordare quanti ragazzi libanesi trovano rifugio e accoglienza proprio nei villaggi israeliani del nord, quanti hanno fatto amicizia con i loro coetanei del suo Kibbutz, e quanto proprio da attività come questa possa scaturire l’amicizia.

Cè questa fotografia che ho scattato ad Angelica e Joseph mentre sorridono, anzi ridono felici, dopo le parole di Edna, e la madre di Joseph, il giorno successivo, alla capoclasse ha detto che per Joseph quell’incontro è stato molto importante.

Penso comunque che più di ogni altra cosa siano le risposte ai questionari proposti ai ragazzi alla fine del corso, a dimostrare l’impatto e il successo del lavoro svolto da Angelica:

“Ho imparato a conoscere le persone in modo diverso e a stare con i compagni”.
“E’ stato bello stare con delle persone che sapevo mi erano amiche da due anni, ma che credo oggi di conoscere meglio”.
“Mi è piaciuto il modo in cui ci hanno fatto vedere dentro ai nostri amici, e il legame che hanno fatto venire fra noi”.

Luisella Segrè Schreiber


Feedback dagli allievi di Flavia Zanchi
Hanno detto….

Florinda: questa esperienza ci ha fatto crescere insieme, come classe unita, apprezzandoci di più. Tutti gli esercizi sono serviti a farci scoprire molte cose sui nostri compagni, anche su quelli di cui credevamo di sapere tutto e a metterci tutti sullo stesso piano, senza vergognarci o esibirci. Inizialmente, quando Angelica ha messo su la musica, credevo servisse per scaldare i muscoli ma adesso ho capito che dovevamo scioglierci mentalmente, non fisicamente.

Emma: tra i giochi più significativi mi è piaciuto l’ipnosi peruviana: lì mi sentivo proprio in ipnosi, dominata da una persona, fuori dal mondo…Mi sono divertita moltissimo quando c’era da ballare uno alla volta….era da crepar dal ridere: ognuno ha messo del suo per divertirsi.. Spero vivamente che Angelica continui a mandare avanti questo messaggio di pace e spero anche di incontrarla di nuovo.

Joseph: all’inizio pensavo che Angelica fosse venuta a parlare della guerra e trovavo interessante sentirne parlare dal punto di vista di Israele…E’ stato bellissimo: tutti hanno dimenticato i pregiudizi sugli altri e credo che non siamo mai stati tanto d’accordo. Ora quella sensazione rimbomba nelle menti come una eco e spero che rimanga per sempre.

Nicoletta: questo progetto ci ha fatto conoscere meglio gli altri compagni.

Efrem: Angelica prima ci ha fatto muovere le singole parti del corpo, cosa che sembrava semplice e non faceva vergognare…ma poi ci ha fatto mettere tutto insieme e si ballava! Se invece ci avesse detto “Ballate!” io mi sarei bloccato e vergognato tantissimo ma in questo modo sono riuscito almeno a muovermi.

Maddalena: lo scopo di Angelica è far capire, attraverso il teatro, la bellezza della pace…L’ultimo gioco, quello che mi è piaciuto di più, consisteva nel metter in scena in una statua, creata da noi, il nostro sogno. Mi è piaciuto molto questo gioco perché faceva capire che solo noi piccoli possiamo migliorare il mondo: sono venuti fuori dei concetti importanti quali il rispetto, l’altruismo, la gioia, la solidarietà.

Moises: questa attività mi ha fatto capire che stare sempre uniti e amici è meglio che essere nemici e litigare…Questi giochi mi hanno reso meno timido e più allegro con i compagni di classe…

Carlo: mi è piaciuto in particolare il gioco di passarsi l’energia perché in questo periodo sono molto nervoso e in questo esercizio mi sono sfogato. Secondo me questo progetto ha unito molto la classe..

Caterina: secondo me fare questi esercizi con gli amici è ancora più emozionante. Angelica è veramente bravissima perché ti riesce a coinvolgere e a rallegrare. Spero che prima o poi non dovremo più ricorrere a progetti e attività per mettere d’accordo persone diverse..

Francesco: questi giochi ti fanno sentire libero, senza pensieri, ti fanno pensare che tutti siano uguali, uniti, come una grande famiglia

Pierpaolo: all’inizio dei giochi mi vergognavo, cercavo di non fare niente ma poi mi sono lasciato andare e non avevo più paura, non mi vergognavo più ed ero felicissimo: nessuno mi giudicava per quello che facevo, anzi ridevano con me, si divertivano con me.

Daniele: tutta questa attività ci ha fatto riflettere su ciò che vuol dire pace e collaborazione e mi ha unito un po’ di più all’intera classe.

Gaia: abbiamo fatto degli esercizi anti-timidezza che ci hanno aiutato ad abbattere quel muro di timidezza e incomprensione che prima ci divideva. Forse qualche freddezza tra di noi c’è ancora ma di sicuro adesso siamo più amici e meno sospettosi tra di noi. Ho sentito unione tra di noi mentre facevamo queste attività, è stato molto bello, rassicurante e liberatorio: ci siamo sfogati di tutti i nostri problemi.

Miriam: quando ciascuno di noi doveva inventare dei passi a ritmo di musica io ero imbarazzatissima, non avevo il coraggio di muovere nemmeno un dito, ma poi, andando avanti mi scioglievo e più mi scioglievo più mi divertivo: quando è toccato a me avrei voluto sprofondare ma poi, con un po’ di coraggio ce l’ho fatta . Il gioco dell’ipnosi peruviana consisteva nel seguire i movimenti della mano di un compagno con la propria testa come se mano e testa fossero tenute assieme da un filo: è stato ancora più bello quando l’abbiamo fatto in più persone perché tutti devono fare gli stessi movimenti se non vogliono andare a sbattere contro i compagni; nel nostro gruppo c’è stata molta sintonia, infatti non ci siamo mai scontrate tra noi.

Pierfrancesco: queste attività, chiamiamole pure “giochi” hanno un po’ unito la classe e ci hanno fatto passare una bella mattinata insieme. E’ stata una bella esperienza, ci ha dato una grande lezione di vita.

Giorgia: giovedì 18 novembre ore 10: mi sentivo stanca e stressata; giovedì 18 ore 12.00 ero una persona diversa, allegra, riposata, guardavo i compagni intorno a me in modo diverso. Non credo di essere stata l’unica a provare nuove emozioni… Pian piano la vergogna, la paura di essere giudicata cominciava a scivolarmi di dosso mentre un nuovo senso di appartenenza al gruppo mi entrava dentro. .Ammetto di essermi sentita importante quando abbiamo fatto il gioco della “ipnosi peruviana”: davanti a me c’erano cinque o sei persone che sembravano legate al palmo della mia mano: io alzavo il braccio e loro si alzavano, io lo muovevo a destra e loro si muovevano a destra…è stata una sensazione strana vedere che tutti erano concentrati a seguirti… E poi è stato fantastico il gioco dell’energia: neanche lontanamente ho mai pensato di avere il coraggio di urlare anche un semplice “Sha!” a una qualsiasi persona. Ma in un contesto simile tutta la timidezza è come se scomparisse.

Agnese: quello che mi è piaciuto di più di questo progetto è che mi sono sentita più unita alla mia classe e ai miei compagni; mi ha fatto riflettere sul fatto che bisogna essere tutti amici e non bisogna stare divisi perché è l’unione che fa la forza. Ho conosciuto alcune caratteristiche dei miei compagni che prima mi erano completamente sconosciute. Ho scoperto che tutti noi abbiamo almeno una cosa in comune …. anche nelle statue viventi ho visto che sui nostri progetti futuri abbiamo qualcosa in comune.

Sabatino: ci siamo riuniti in gruppi e ognuno di questi gruppi doveva fare delle scenette in cui ci dovevano essere dei segni di pace. Quella giornata è stata bella perché in un’ora e mezza siamo stati uniti e ci siamo divertiti.

Guido: mentre stavo bloccato, a fianco alla mia sedia, mi sono guardato intorno e ho visto tutta la classe che stava ballando, anche Pietro, e allora ho pensato che se non volevo sentirmi a disagio dovevo fare come gli altri, ballare. Poi il corpo ha preso il ritmo e mi sono sentito bene con me stesso, senza pensare a come mi avrebbero giudicato gli altri.

Claudia: oggi è stato davvero divertente, non mi sentivo sola, mi sentivo protetta, a mio agio e serena di spirito…. Mi ha fatto ridere Pierpaolo che ha dovuto fare una morte atroce, credibile, che sembrava vera, reale; è stato bravissimo tanto che la Zanchi si è spaventata e ha fatto un salto di 10 cm …. ahahahahaha. Poi abbiamo fatto un lavoro a coppie e io l’ho dovuto fare con la mia prof.ssa di lettere. Non mi sentivo tanto a mio agio: lei è più grande di me, non è la mia amica a cui confido tutto e non potevo scherzare e ridere troppo perché, insomma, è la mia prof.e non c’è troppo da scherzare … quindi in quella attività ero rigida, ma poi, cambiando gioco mi sono sciolta e ho cominciato a essere me stessa.

Eleonora: abbiamo capito il significato di essere una classe: eravamo tutti uniti, non ci sgridavamo a vicenda, non ci prendevamo in giro. Penso che le cose, da quel giorno, siano cambiate positivamente. Prima facevamo gruppetti, ora un po’ meno; abbiamo capito che è più bello stare insieme, essere una classe che creare gruppetti e fare litigi.

GianLuca: all’inizio, quando ci ha fatto ballare, ho pensato che sarebbe stata una scemata ma quando ho cominciato a sciogliermi, mi sono fatto trascinare e mi sono divertito molto…

Nicoletta V: giovedì non c’erano gruppi, eravamo tutti uniti. Questo mi è piaciuto tanto; non avrei mai pensato che una signora che non conoscevamo ci capisse così tanto: credo sia stata una terapia di gruppo. Venerdì, al riposo ho provato a stare con le altre mie compagne di classe e mi sono trovata bene. Ho capito che i vari gruppi non servono a niente ed è meglio stare tutti insieme, sento che non ci sono più tensioni tra di noi anche se qualche litigio ci sarà sempre. Edna fa un bellissimo lavoro ed è molto brava: avrei voluto rimanere ancora un po’ con lei….Queste due ore con lei sono state bellissime e sono passate veloci: magari se anche le altre ore di lezione passassero così veloci!

Pietro: da quell’esperienza ho capito che un nome è veramente importante perché sarà tuo per la vita e, in qualche modo, influenza la tua vita, le tue scelte .Anche Angelica ci ha raccontato di come il suo nome ha influenzato la sua vita: da piccola le dicevano sempre che se aveva un nome come Angelica doveva essere una bambina molto buona, brava ecc..e lei, per non deluderli, era “costretta” ad essere proprio così. Spero di fare altre attività simili perché questa mi ha veramente insegnato qualcosa.

Una Cutura in Tante Culture V | Progetto sull’integrazione di alunni di etnie diverse nella scuola
Relazione di Angelica Edna Calo Livne | novembre 2010

"Nell’ambito delle sue finalità istituzionali, il Convitto Nazionale di Roma ha aderito quest’anno per la prima volta al “Progetto sull’integrazione di alunni di etnie diverse nella scuola” promosso dall’A.D.E.I. -Associazione Donne Ebree d’Italia.
Il Progetto, rivolto a insegnanti e alunni di scuole di ogni ordine e grado, si avvale della lunga esperienza israeliana sulle relazioni educative interculturali e ha lo scopo di creare e favorire un’atmosfera di accoglienza e di partecipazione attiva all’interno delle classi affinché, in un clima di collaborazione e interesse reciproco, gli alunni siano in grado di esprimersi e di apprendere, sviluppando la propria identità nella curiosità e nel rispetto verso ogni diversità.
 
I Corsi di formazione previsti dal Progetto si svolgeranno, oltre che a Roma, anche a Napoli e a Trieste con l’obiettivo di disseminare e affinare una metodologia in parte sperimentata, tesa alla valorizzazione della differenza come trampolino di lancio nella scuola di oggi e nella società del futuro".

Il volantino del convitto Nazionale esprimeva perfettamente i fini del progetto che si e' svolto dal 14 al 18 di Novembre e che e' stato un nuovo, emozionante successo e una splendida occasione per mettere ancora una volta in luce l'apporto di grande qualita' e di valori che Israele reca' alla societa' e alla comunita' del mondo. Il Metodo Calo Livne-Beresheet LaShalom consiste in una serie di attivita' atte ad unire gruppi di persone di diverse per cultura, lingua, eta', estrazione o genere.

Attraverso una serie di esercizi studiati appositamente e collaudati nel corso di una lunga esperienza con ragazzi Arabi, Ebrei, Olim Hadashim, ragazzi a rischio e di ogni genere, i partecipanti, in un'atmosfera serena di accoglienza reciproca, scoprono capacita' e talenti nascosti sconosciuti a se stessi prima di allora e acquistano sicurezza, autostima, speranza, motivazione e volonta' per operare positivamente nel gruppo e nella comunita' alla quale appartengono.

Il metodo prevede la creazione comune di prodotti artistici che scaturiscono dall'attivita' in piccoli gruppi nel corso dell'incontro e che si rappresentano vicendevolmente. La piece, la scultura vivente o la piccola opera d'arte che il gruppo presenta, e' il compendio delle scoperte avvenute durante gli incontri dove la positivita' e i valori piu puri di una societa' ideale vengono espressi attraverso la danza, il teatro, il mimo, il racconto, l'espressione verbale e non. Le emozioni che scatenano nel pubblico creano un incentivo nei protagonisti che sentono potente il valore della positivita', dell'iniziativa e dell'INSIEME come forma di forza ed energia.

Le emozioni si sono ripetute anche quest'anno. A Roma, al Convitto, dove i ragazzi e i docenti per tre ore e mezzo di seguito hanno scambiato storie personali, aneddoti sulla propria famiglia, piccoli gioelli di emozioni raccontati con affetto, con umorismo e nostalgia, alla fine un ragazzo ha scritto sul questionario finale: "Oggi ho capito che la vita di ognuno di noi e' preziosa e unica!".

A Napoli, siamo arrivati al quartiere S. Giovanni attraverso uno slalom tra montagne di immondizia e tristezza. La stessa tristezza che si poteva leggere sui volti dei 30 diciottenni che ci hanno accolto con uno sguardo diffidente e che per il primo quarto d'ora ho temuto di non poter cancellare da quegli occhi. Sui muri della scuola c'erano poster sull'educazione alla legalita', una targa per un magistrato ucciso dalla mafia, foto di ragazzi vittime della Camorra. Ho sentito che dovevo entrare nei loro cuori...aprendo ancor di piu' il mio: "Siedetevi ed ascoltatemi ragazzi. Vi capisco. Immagino i vostri pensieri: anche io vengo da un'area in cui si e' ostaggi di chi vorrebbe invadere tutto con il proprio potere. Da chi ci costringe a mettere un fucile in mano ai nostri figli. Anche a noi basterebbe il mare, l'aria fresca per il respiro. Ma dobbiamo reagire, prendere coscienza ed educare alla responsabilita', a creare la societa' che desideriamo, a sciverci il libro della nostra vita. Dovete prendere coraggio e dire cio che sognate. Per non restare ostaggi dei piu' forti...o di chi si crede piu' forte!!" I ragazzi hanno cominciato il loro viaggio attraverso la visione delle lore speranze e alla fine ci siamo lasciati dietro una sorta di "Museo vivente del sogno" dove i ragazzi insieme ai loro insegnanti hanno espresso attraverso una scultura di se stessi, il valore della "PARITA'", della "GIUSTIZIA", dell'"AIUTO RECIPROCO" dell'"ASCOLTO E L'ABBRACCIO DELL'ALTRO".

Quindi a Trieste, dopo aver incontrato la coppia vincente ADEI-Associazione Italia-Israele in una bella cena, abbiamo svolto il progetto nella Scuola Media Dante Alighieri con due classi. Sento una grande avversione per il successo senza fine di programmi come "Il grande fratello" e programmi sui generis. Mi rattrista vedere come i ragazzi acquisiscono modi e comportamenti che tendono all'individualismo senza rispetto per l'altro, alla corsa al successo e all'aspetto esteriore e certi aspetti li incontro in ogni luogo dove presento i miei laboratori...ma solo all'inizio...il momento che mi emoziona di piu' e' quel sospiro di sollievo, quel senso di liberazione che vedi sui volti dei ragazzi quando capiscono che cio che importa e' la loro anima, cio che hanno dentro, cio che esprimono i loro gesti e i loro occhi.

E anche questa volta, siamo riusciti a dare questa gioia! Docenti e ragazzi non avrebbero smesso piu' di creare scenesull'amicizia, sul valore della famiglia, della partecipazione alla comunita' in cui si vive.
Ringrazio di cuore la mia fedele e protettiva compagna di viaggio, l'unica ed insuperabile Ziva Fischer con la quale ogni progetto e' una sicurezza!

Angelica Edna Calo Livne

 

VEDI PROGRAMMA
Il progetto è realizzato grazie al contributo dell’otto per mille all’UCEI.

 
NOVEMBRE 2010