Nel 1956, quando Nasser sali al potere, scaccio'
tutti gli stranieri dall'Egitto. Nessia Laniado aveva 3 anni e suo
fratello 10. Ai loro genitori fu permesso di prendere con se' una
somma che equivaleva a 20 euro di oggi. Il padre, un dirigente della
General Motors, prelevo' tutto il denaro che possedeva in banca e
compro' ai figli abiti e accessori di tutte le misure. Nessia, che
in ebraico significa "miracolo di D-o", non compro' piu' un vestito
fino a 18 anni.
Fuggirono su una nave per dirigersi verso il
Brasile, l'unico paese che aveva offerto loro un visto permanente.
Quando la nave giunse a Livorno il padre si ricordo' che alla fine
del 1800 un suo antenato era stato iscritto alla Comunita' Ebraica.
Scesero e controllarono nei libri: Abramo Laniado aveva visto
giusto. Non si era mai cancellato da quella Comunita', conosceva il
destino degli ebrei e sapeva che prima o poi qualcuno si sarebbe
svegliato una mattina e avrebbe deciso di cacciarli via tutti dal
proprio paese. Cosi inizio' l'odissea della famiglia Laniado. Una
delle migliaia di storie accadute agli ebrei dagli albori dei
secoli. Ma questa e' una storia diversa. Una storia di cambiamento
totale. Di evoluzione. Di legami profondi con personaggi radicati
nella morale ebraica che nella sua autenticita' diviene un esempio
universale per tutti.
Nessia e la sua famiglia cominciano a girare per
l'Italia. Vicenza, Catania Verona, Milano. Parlano sei lingue,
riescono a riacquistare la posizione di prestigio che avevano in
Egitto ma nessuna casa e' la loro casa. Nata nel '53 incontra il '68
nel periodo dell'adolescenza e viene soggiogata dal fascino di
quegli anni: entra nel movimento studentesco si impegna nelle lotte
operaie. Il vagare continuo dovuto alle sue origini crea in lei un
rigetto per tutto cio' che e' ebraismo e Israele. Vuole essere
cittadina del mondo, frequenta i compagni di sinistra e sionismo e'
sinonimo di negativita' e potere. E' attiva in Avanguardia Operaia.
E' sempre stata diversa ora vuole essere uguale agli altri. Comincia
a lavorare al "Quotidiano dei lavoratori" ed e' convinta che gli
ebrei debbano assimilarsi ai popoli tra i quali vivono. Non crede
nel sionismo, non prova nessun sentimento per l'ebraismo ne' verso
gli ebrei e la sua famiglia, profondamente laica, non giudica le sue
scelte.
Quando nasce Jonathan, il primo figlio, il padre
chiede inaspettatamente se gli verra' fatta la circoncisione.
Nessia, sorpresa di questa richiesta risponde negativamente. E'
Filippo, suo marito, cattolico, che capisce il sentimento del padre
che alla reazione della figlia risponde mestamente: "Allora non
avro' nessun nipote ebreo?" che la convince a circoncidere il bimbo
per rispetto del padre. Non conoscono nessun ebreo. Non hanno
neanche 10 amici per fare Minian, il numero minimo per poter pregare
insieme. E' un primo segno. Il primo flebile richiamo delle sue
origini. Nasce anche Micol e Nessia si rende conto che i suoi figli
sono il tesoro piu' grande della sua vita. E' all'inizio di una
brillante carriera giornalistica, scrive su riviste di gastronomia,
di viaggi, riceve cariche importanti ma e' diversa dalle colleghe.
Quando parlano dei propri figli si esprimono dicendo :"Da quando c'e
questo qui" come se il figlio fosse un peso, un intruso e Nessia non
riesce a condividere con nessuno la sua esigenza viscerale di madre
e donna che lavora e che continua faticosamente adempiere a tutti i
suoi doveri di madre, di moglie, di dirigente. L'educazione diventa
il suo interesse principale. Legge Selma Freiberg, Bettelheim,
Fromm, B.T. Brazelton. Non vuole ammettere tale scoperta, ma tutti
questi autori hanno qualcosa in comune: sono di origine ebraica.
Quando per caso per le vacanze estive arriva a Montana in Svizzera,
c'e un gruppo di famiglie della Comunita' Ebraica di Milano e
qualcosa succede. C'e qualcosa nel modo in cui quelle madri si
rivolgono ai propri figli. Qualcosa di famigliare. E' una sensazione
strana. Mai provata da anni. La sensazione di "essere a casa". Per
la prima volta sente quella sensazione di "appartenenza" che aveva
respinto, aborrito. Avrom Hazan, un ebreo Lubawitch del gruppo, le
fornisce libri e letture sull'educazione, la tradizione e i valori
ebraici. Nessia si appassiona a queste letture e riscopre qualcosa
di atavico che era in lei. Comincia a studiare il Talmud, la Bibbia,
vuole sapere di piu' sul concetto dell'educazione come parte
integrante della tradizione ebraica. Del bambino come fulcro delle
attenzioni e della trasmissione dei valori. Nella cultura
occidentale il concetto dell'infanzia e' nato nel 1800 con Rousseau,
il Talmud da sempre insegna che a un bambino bisogna parlare con un
linguaggio di bambini per poter far si capiscano un concetto per
adulti. Nel 1989 dirige il giornale "Donna e mamma", nel '93, dirige
"Insieme". Sente il bisogno di dare ascolto ai suoi figli. Di dar
loro la sensazione di avere un posto sicuro.
E' in quell'anno che conosce il Prof. Reuven
Feuerstein dell'International Center for Enhacement of Learning
Potential di Gerusalemme. Un ebreo romeno scampato alle camere a gas
che da anni dedica la sua vita all'educazione in Israele e nel
mondo. Arriva a Milano e spiega il suo lavoro educativo con ragazzi
handicappati, la sua teoria sull'intenzionalita' dell'educazione,
sul ruolo dei genitori come mediatori, sulla possibilita' di
cambiare ed educare persone anche in eta' adulta, di sviluppare le
proprie facolta' di pensiero, di morale e di comportamento
attraverso lo studio delle proprie radici, dei simboli e della
cerimonia per consolidare la propria identita'.
Dopo qualche mese, per la prima volta e solo per
lavoro, non certo per le proprie origini, Nessia arriva in Israele
per approfondire i suoi studi sulle teorie di Feuerstein. L'Israele
che appare ai suoi occhi e' una creatura completamente diversa da
mostro sionistico a mille teste che le aveva disegnato nella mente
il suo passato di militante di estrema sinistra. "Era un paese in
fermento, in funzione di vecchi e bambini. Una panchina ogni 100
metri per far riposare gli anziani, autisti di autobus che si
fermavano per far bere una bambina. E il lavoro straordinario di
Feuerstein: ragazzi Down che si occupavano di malati di Alzhaimer,
perche' l'ideale e' utilizzare le risorse umane: i ragazzi Down
ricevono un diploma dopo aver seguito un corso di preparazione nei
centri creati da Feuerstein e divengono i migliori assistenti di
malati di Alzhaimer poiche' lavorano piu' lentamente ed hanno piu'
pazienza, caratteriscica fondamentale per poter curare amorevolmente
questo tipo di malati. Tutto questo avvalorato dalla teoria
dell'intenzionalita': tu impari qualcosa e lo fai con amore perche'
sai che in seguito ai tuoi sforzi potrai essere utile a
qualcun'altro, alla societa' di cui sei parte. "In Israele mi
sentivo a casa. Era una sensazione inimmaginabile per me. Quando
tornai l'impatto fu grande: "Non sarai mica diventata sionista? – mi
domandavano i miei amici scandalizzati da questo improvviso
entusiasmo per Israele – "Ed io non potevo dimenticare cio' che
avevo visto - il volontariato obbligatorio nei licei: ragazzi che
lavoravano con disabili, con degli obbiettivi ben precisi con cui
dovevano misurarsi e i risultati dei quali venivano valutati
all'esame di maturita' come la matematica, la storia o la filosofia.
O bambini delle elementari che alle 7,00 del mattino e alle 13,00
cioe' all'entrata e all'uscita di scuola, con una divisa gialla
bloccavano le macchine davanti all'entrata e aiutavano i loro
compagni ad attraversare la strada dopo aver seguito a scuola un
corso di vigili. I ragazzi imparavano a gestirsi e a gestire. A
prendere responsabilita', ad essere parte integrante della propria
comunita'. Ero completamente innamorata. Io quelle cose le sognavo,
le scrivevo sui miei giornali di educazione e li, in Israele
venivano messe in pratica quotidianamente".
Gli studi sull'educazione e l'ebraismo si
intensificano. Nessia approfondisce la sua conoscenza delle teorie
di Feuerstein. La sua intuizione "L'uomo e' modificabile" e' un
segno di speranza per tutto: per i disabili, per i genitori senza
risposte, per i popoli in guerra.
Nel 1996 con suo marito e i suoi due figli, si trasferisce in
Israele. Si impegna a divulgare il pensiero educativo di Feuerstein,
spiega la sua opera in una serie di libri avvincenti, scritti con
grande semplicita' e amore che spiegano "Come insegnare
l'intelligenza ai vostri bambini", "Come stimolare, giorno per
giorno l'intelligenza dei vostri bambini". Piccoli manuali ispirati
alle torie e al lavoro sisifico di Feuerstein e del suo staff per
cercare di dare a ognuno una dignita', per sviluppare il senso della
responsabilita', della collettivita', della tolleranza, della
fiducia nelle proprie facolta'.
Attraverso l'esercizio si possono cambiare le
connessioni neuronali, si puo' cambiare strutturalmente un cervello.
Si puo dare a tutti un'opportunita'. Si puo' migliorare la vita di
un disabile e utilizzare al massimo le facolta' di chiunque
sottoponendolo a stimoli che parlano al suo spirito, che lo rendono
parte di un qualcosa, che lo fanno sentire utile e indispensabile e
chi lo circonda.
A tre anni Feuerstein sapeva leggere la Tora' ,
quando ne aveva dieci, era ancora in Romania, un tassista ebreo lo
prego' di insegnare a suo figlio, che non poteva leggere e scrivere
per un ritardo mentale, a recitare il Kaddish, altrimenti nessuno
avrebbe potuto recitarlo quando sarebbe morto. Il giovane Reuven ci
riusci. Fu quello l'inizio. "Se vuoi che l'insegnamento sia
radicato, devi dargli un obbiettivo morale. Siamo fatti a Sua
immagine e siamo qui per continuare la Sua opera. Siamo qui per
trasmettere ed insegnare a trasmettere come e' scritto: "E lo
ripeterai ai tuoi figli e ne parlerai con loro, quando andrai per la
strada, quando ti coricherai di sera e ti alzerai al mattino.
Educare e' un dovere per migliorare il mondo."
Mentre leggevo i libri di Nessia sul "miracolo
dell'Educazione" attuato da Feuerstein avrei voluto sottolineare
quasi ogni frase e mettere segni in ogni pagina per ricordare certe
frasi, per mostrare ai miei figli quante scelte giuste avevamo fatto
nei loro riguardi, per ricordarmi di farne tante altre a cui non
avevo pensato con i miei allievi o quando avro' dei nipoti. Avrei
voluto leggerne dei brani a voce alta ai genitori di tutto il mondo
per rendere noto a tutti che perlomeno l'ultimo criterio delle sue
teorie: la mediazione del senso di appartenenza al genere umano dove
Feuerstein ricorda che lo sviluppo delle nostre facolta' piu'
elevate trova un senso e un valore se orientato non a distruggere,
odiare, dividere, ma a favorire il senso di appartenenza a un
destino comune, teso a rendere migliori noi stessi, gli altri e il
mondo in cui viviamo. (da "Come insegnare l'intelligenza ai vostri
bambini" red edizioni, pag.121)
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