Stamani l'ultima tavola rotonda della manifestazione organizzata
dall'assessorato provinciale alla solidarietà internazionale
In chiusura al parco Santa Chiara la posa di un ulivo donato dalla città di
Gerusalemme
Sei donne dal Medio Oriente, diverse per storia personale, per cultura e
religione di appartenenza, accomunate da alcune caratteristiche di fondo: un
rapporto con la tradizione che non è rifiuto generalizzato ma neanche
accettazione acritica, una tenace volontà di cambiare la propria vita e al tempo
stesso quella della loro comunità, un livello di istruzione elevato.
Soprattutto, il loro essere, come donne, come madri, come educatrici, portatrici
di pace in una delle aree più complesse e travagliate del pianeta. Perché, come
detto da una di esse, "nulla è veramente impossibile se davvero lo si vuole".
Tutto questo stamani per l'ultima tavola rotonda dell'iniziativa Officina Medio
Oriente, coordinata dall'assessorato alla solidarietà internazionale assieme ad
una quindicina di associazioni trentine. E alle 12, al parco Santa Chiara, un
gesto di simbolico di grande forza, nella sua semplicità: la posa di un ulivo
donato a Trento dalla città di Gerusalemme.
Si chiamano Suha Ibrahim, Adina Bar Shalom, Nuha Farran, Faten Zenaty, Basima
Halabi, Angelica Calò Livnè: donne dal Medio Oriente, che di quella terra
contesa e magnifica rappresentano la varietà delle religioni e delle culture:
ebraica, arabo-musulmana, cristiana, drusa, beduina... Sono state loro ad
animare, stamani, nel palazzo della Regione, l'ultima tavola rotonda organizzata
nell'ambito dell'iniziativa Officina Medio Oriente, che si concluderà stasera al
teatro Cuminetti di Trento con uno spettacolo della compagnia "Beresheet
LaSalom", curato dalla stessa Calò Livné, romana d'origine ed israeliana
d'adozione (vive da 35 anni un kibbutz).
"Donne - ha detto l'assessore provinciale Lia Giovanazzi Beltrami,
nell'introdurre l'incontro - impegnate nel cammino del dialogo e della pace, e
che al tempo stesso si interrogano sulla condizione femminile all'interno delle
rispettive società." Donne, ha detto una di queste testimoni d'eccezione portate
a Trento per un evento che ha mobilitato anche il Ministero degli esteri (vi ha
partecipato in veste di osservatore anche Pasquale Ferrara, capo unità di
analisi politica del Ministero degli esteri italiano), le quali, ad un certo
punto della loro vita, hanno sentito una spinta interiore, una voce che diceva:
"Devo fare qualcosa per cambiare le cose attorno a me, non posso vivere solo nel
mio metro e mezzo quadrato".
Ma cambiare cosa? Quali sono i problemi e i conflitti con i quali queste donne
si confrontano quotidianamente? Perché in Medio Oriente c'è innanzitutto il
sanguinoso conflitto arabo-israeliano, certo; ma ci sono anche altre situazioni,
altre sfide. Quelle poste dalle rispettive religioni e dalle rispettive culture,
ad esempio, che a volte relegano la donna in una posizione di inferiorità; ci
sono le sfide poste dal rapporto uomo-donna; ci sono le problematiche connesse
all'educazione dei figli; c'è la grande questione della multiculturalità, perché
poche aree del mondo concentrano tante "differenze" come questa, ed in uno
spazio tanto ridotto (specie se pensiamo a Israele e ai territori palestinesi).
Adina Bar Shalom, che è anche membro del consiglio direttivo del Yachad Council
che si occupa di promuovere la riconciliazione tra gli haredi ultra-ortodossi e
gli ebrei laici, ha parlato della condizione femminile in relazione alla sfera
dell'ortodossia ebraica (all'interno della quale la donna è quella che veramente
manda avanti la famiglia, lasciando agli uomini il tempo di dedicarsi allo
studio della Torah).
Nuha Farran, cristiano-ortodossa che vive a Gerusalemme, ha spiegato che
anche fra i cristiani c'è molta strada da fare, sia per valorizzare più
pienamente il ruolo della donna sia, in generale, per contribuire alla
costruzione di una società più aperta e plurale.
Suha Ibrahim, arabo-israeliana, ha raccontato il suo percorso dal villaggio
all'università di Gerusalemme, per fare ciò che non aveva potuto fare sua madre,
studiare, per cambiare la sua vita e poi anche quella degli altri. E tutto
questo senza rinunciare ad un briciolo della sua identità di donna e di araba.
Basima Hallavi, proveniente da un villaggio Druso vicino Haifa, ha svelato le
contraddizioni esistenti fra ciò che in teoria una donna può fare (ad esempio
divorziare dal marito, e ricevere una parte dei beni della famiglia) e ciò che
veramente la società in cui è inserita le consente di fare. "Non occorre pensare
a delle rivoluzioni - ha però ammonito - ; per cambiare basta iniziare dal
proprio piccolo".
Faten Zenaty, araba, coordinatrice del centro di mediazione culturale di
Ramale, esperta di dialogo multiculturale, si è presentata come "una donna che
vive all'interno di un conflitto che ha molte facce: linguistico (quale lingua
parlare? Arabo o ebraico?), identitario (sono araba, ma posso definirmi anche
palestinese o israeliana?); di genere (sono una donna musulmana ma non mi sento
rappresentata da tutti gli stereotipi sulla donna musulmana oppressa e chiusa in
casa)".
Insomma, tante storie, come dicevamo, tante vicende che si intrecciano,
accomunate da alcuni elementi fondamentali: un impegno pubblico in favore del
dialogo e della reciproca comprensione (in genere coordinando progetti, scuole o
altre realtà educative orientate a questi scopi) e una forte coscienza di ciò
che le donne rappresentano e di ciò che possono dare all'interno della società
mediorientale. "Non in contrapposizione all'uomo - è stato anche precisato - ma
camminando assieme all'uomo".
Fra tensioni irrisolte e prove di dialogo, antichi pregiudizi e post-femminismo,
la realtà emersa anche da quest'ultimo appuntamento si è rivelata molto più
complessa e variegata di quanto non si possa essere portati a credere osservando
le cose attraverso le lenti della sola cronaca (che anche in questi giorni ci
parla di un riacutizzarsi del conflitto fra israeliani e palestinesi). Il
contributo del Trentino, nell'organizzare questo evento, è stato dunque
importante e, come spiegato dall'assessore Beltrami, non si esaurisce qui, ma
continua da domani attraverso gli sforzi delle realtà che operano in quegli
scenari con progetti di solidarietà internazionale e di cooperazione allo
sviluppo.
La mattinata si è conclusa con la posa di un ulivo donato dalla città di
Gerusalemme al parco Santa Chiara di Trento. Stasera, alle ore 21, al teatro
Cuminetti di Trento, spettacolo di teatro-danza "Beresheet-In principio"
(ingresso gratuito).
21/03/2010 http://www.regioni.it/mhonarc/details_misc.aspx?id=48890