Ebrei e palestinesi,
insieme per la pace
Venerdì, 19 Marzo 2010
TRENTO
- Sognano una civiltà diversa in cui, dice la 19 enne Adi, <i figli
crescano con più solidarietà ed accoglienza, in cui l’amicizia sia naturale e
non debba venire insegnata>.
Sono i giovani fra i 13 ed i 19 anni della compagnia teatrale
Arcobaleno, una delle iniziative avviate dalla fondazione Beresheet
Lashalom (un inizio per la pace), messa in piedi da una educatrice
italiana in Israele. Angelica Edna Calò Livne è oggi madre di 4
figli (due stanno facendo il servizio militare che, come minimo,
dura 3 anni) avuti con Yeahuda Calò Livne e abita nel kibbuz Sasà,
in Galilea, ai confini con il Libano.
I ragazzi, che mercoledì hanno un incontrato un gruppo di
palestinesi e che ieri hanno vistato la redazione dell’Adige, sono
arrivati mercoledì in città su invito dell’associazione Italia
Israele presieduta da Marcello Malfer e della provincia di Trento
(all’incontro era presente anche il responsabile del servizio
solidarietà internazionale Luciano Rocchetti) nell’ambito delle
attività di Officina Medio Oriente e ripartiranno lunedì.
Domenica sera si esibiranno al teatro Cuminetti in uno spettacolo
che costituisce la metafora della loro aspirazione: fare in modo che
tutti tolgano la propria maschera e collaborino per la pace. La
quindicina di giovani del gruppo Beresheet Lashalom è non solo
interetnica, ma interculturale ed interreligiosa.
Nel kibbuz da 400 abitanti dove lavorano Angelica e Yeahuda
arrivano giovani dai villaggi vicini per realizzare questo ambizioso
progetto di costruire una convivenza diversa, dal basso e senza
retorica.
«Tutti hanno le loro colpe e tutti hanno sofferto», sottolineano i
giovani a proposito del conflitto che devasta il paese. «E tutti
hanno paura di dover soffrire ancora», precisano.
Da quando è stata costituita, la fondazione ha coinvolto finora
200 giovani (27 quelli che attualmente fanno parte della compagnia)
e compiuto 35 tournée all’estero (fra Italia e Svizzera). I ragazzi
si occupano anche in un programma radiofonico che parla di pace.
«Ogni volta che si ferma una battaglia – dice una delle adolescenti
– sembra che cominci una nuova. È come si ci togliesse la speranza.
Ma noi vogliamo fare qualcosa». E così raccontano il mondo che
vogliono dal palcoscenico di un teatro. Ma non solo, perché la
fondazione ha messo in piedi anche una squadra di calcio, la United
Colors of Galilea.
Mattia Eccheli
http://www.ladige.it/news/2008_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_news=61475 |