Eravamo in 19. Dei 17 giovani attori ebrei e arabi della Galilea, 8 erano nuovi
completamente: Rania e Zeena, libanesi, entrate nel gruppo dopo il Campeggio a
Cava De Tirreni , Maaran, musulmano di Jish che a Cava era uno delle guide,
Shachar, Kerem e Gay, 13 anni, appena arrivati dal gruppo dell'Arcobalenino (il
corso di teatro per le scuole elementari), Ravid e Perach, due splendide
meravigliose fanciulle sorelle di due ragazzi del nostro Teatro delle Verita' (che
hanno deciso di affrontare il viaggio di un'ora a settimana pur di aggregarsi al
Teatro). Anche se e' un'impresa ricominciare ogni volta da capo ad allestire
Beresheet, Anne in the sky, o altri spettacoli, so che l'esperienza del viaggio,
il vivere insieme per molti giorni in magici luoghi mai visti, la sensazione di
positivita' e l'amore che i ragazzi ricevono mentre danzano ed esprimono gioia
coinvolgendo il pubblico e tutti coloro che incontrano sono un dono prezioso per
il quale vale la pena di sforzarsi e impiegare tutte le energie a disposizione!
E cosi e' stato anche questa volta!
Lo staff dell'evento del Premio Grinzane, dedicato quest'anno all'intercultura e
del quale eravamo ospiti d'onore, ci ha riservato un'accoglienza perfetta.
L'agenzia stampa ha riservato un posto d'onore ai suoi ospiti israeliani su
Repubblica, il Corriere della Sera, Radio Citta Futura, e Radio Rai e stralci
dello spettacolo sono apparsi in Sky 801 e Sat 2000 Tv.
All'Auditorium
c'erano 400 persone di cui 200 bambini delle scuole elementari di tutta Italia
che avevo fatto parte della giuria per la scelta dei libri vincitori del premio.
Una festa! Dopo uno strano inizio in cui i bambini avevano battuto le mani al
momento piu tragico dello spettacolo, in cui tutti, a causa della guerra
morivano cadendo a terra uno dopo l'altro, il giovane pubblico ha colto il senso
del messaggio che i ragazzi dell'Arcobaleno cercavano di trasmettere: hanno
capito che non stavano assistendo a un film, quello non era un gioco della play
station ma una tragica realta'! La testimonianza viva di ragazzi che l'anno
scorso hanno vissuto l'esperienza traumatica dei missili, della paura, della
guerra sulla loro pelle. E questi ragazzi, ebrei e arabi insieme, venivano a
dire:"Basta, aiutateci a portare la pace, il dialogo.. a risvegliare il senno!!!"
All'invito degli attori sul palco il pubblico di grandi e bambini e' entrato in
un vortice di danze e anche i piu' increduli sono stati travolti da una sorta di
contagioso entusiasmo che qualcuno ha definito "contagioioso".
SPETTACOLO
23
NOVEMBRE 2007
Vedi foto ricordi. . .
Ma la vera particolarita' di questo viaggio e' stata senza dubbio l'incontro dei
ragazzi di Beresheet LaShalom con la Comunita' ebraica di Roma. I ragazzi
dell'Arcobaleno hanno portato con se' nelle loro case in Galilea l'affetto e
l'accoglienza calorosa e fraterna dei ragazzi conosciuti alla Scuola Ebraica con
i quali si sono incontrati in una delle giornate trascorse a Roma e con i quali
fino ad oggi continuano a sentirsi via ICQ e Messenger. Hanno portato con se'
l'allegria di casa Spagnoletto che hanno ospitato tutto il gruppo per la cena
dello Shabbat preparata dalla Mora' Giulia e dalla Mora' Dafna con tanto di "programma
serale" organizzato da tutti i loro figli, bogrim dell'Hashomer Hazair che li
hanno poi invitati alle attivita' del Sabato. Hanno portato con se' i tetti di
Roma che hanno ammirato incantati dalle finestre della mansarda di Belinda, una
dei fantastici personaggi che popolano il magico mondo di Beresheet LaShalom.
Belinda dirige volontariamente e magistralmente tutti i siti della fondazione,
la sua casa e' sempre affollata di amici di lingue e provenienze diverse e tutti
riescono a comunicare attraverso la musica, l'arte e l'atmosfera di vera e
sincera accoglienza. Quando Juanito, uno dei suoi giovani ospiti, ha preso una
chitarra e ha iniziato a suonare i ragazzi gli si sono fatti intorno lanciandoci
di tanto in tanto sguardi di stupore per la sua bravura e riconoscenza per
averli coinvolti in questa nuova avventura. E poi, Roma e' Roma e quando io devo
fare da Cicerone nella mia citta' natale....c'e poco da fare: sono orgogliosa e
soprattutto della gente. Davanti al Colosseo mi dicono: Edna chiedi a quel
signore vestito da antico romano se ci fa fotografare con lui. So che e' il loro
lavoro, mi avvicino e chiedo al centurione: "quanto costa per una foto" lui, un
uomo alto, magro con un viso simpatico: "Ma sta' a scherza'? Faccio paga' mi
fratelli? " si mette in mezzo al gruppo, mette la sua spada in mano a mio figlio,
il piu piccolo di tutti e il suo casco con tanto di pennacchio in testa a me e
ci forografiamo tutti insieme.
Da Roma si possono portare tante cose nel cuore: la speranza di tornare a Trevi
dopo aver gettato la monetina, lo sguardo di Mose a S. Pietro in Vincoli, le
statue di Piazza Navona.....ma nulla ha emozionato questi ragazzi, come il
sentirsi salutare con uno Shalom in ogni angolo di Portico d'Ottavia, di vedere
Mezuzot su ogni stipite delle porte, di essere accolti come gente di famiglia
all'entrata del Tempio a Via Catalana e di parlare in arabo con Gianni, il
cameriere del ristorante casher Yotveta'......si sono sentiti a casa....una casa
bellissima, dove la Cavvana, la buona intenzione, trasforma un popolo sparso per
il mondo in un'unica grande luce che illumina tutto!
Angelica Edna Calò Livné.

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